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Rimini, lasciate stare i delfini!

Il deciso NO al nuovo delfinario arriva dalle associazioni LAV, Enpa e Marevivo. Chiedono al sindaco la garanzia di legalità e la corretta applicazione delle norme previste in materia

Le associazioni LAV, Enpa e Marevivo si appellano al Sindaco di Rimini affinché non conceda alcuna eventuale autorizzazione alla creazione e, chissà con quali tempi, alla realizzazione di un nuovo delfinario a Rimini. La struttura è infatti chiusa al pubblico dal mese di agosto, in seguito a un'indagine svolta dalle associazioni scriventi e a un'ispezione del Servizio Cites del Corpo Forestale dello Stato, i cui esiti sono stati depositati presso la competente Procura della Repubblica. Le irregolarità contestate al delfinario dal Servizio Cites del Corpo Forestale hanno comportato sanzioni amministrative per un ammontare fino a 18.000 euro.

"Siamo certi che il primo cittadino saprà farsi garante della legalità, anche in questa delicata fase - affermano LAV, Enpa e Marevivo - Del resto da lungo tempo abbiamo segnalato inaccettabili irregolarità in questa struttura, tanto da chiederne l'immediato sequestro e la sua chiusura definitiva, anche per esercizio abusivo delle attività al pubblico, poiché la struttura non possiede i requisiti previsti dalle normative vigenti in materia”.

Le associazioni, sul piede di guerra, affermano che continuare a proporre spettacoli con gli animali, oltre a essere eticamente inaccettabile, è vietato dalla legge. Così chiedono alla città, dalla forte attrazione turistica, di fare un salto di qualità, risparmiando ai delfini la segregazione della cattività, e di non spendere un solo euro di denaro pubblico, per assistere alla privazione di libertà ai mammiferi marini.

Secondo LAV, Enpa e Marevivo non è assolutamente accettabile come la struttura tenti di difendersi, asserendo di essere in attesa dell’autorizzazione dal Comune a costruire una vasca aggiuntiva, e spiegano che avrebbero potuto farlo visto che lo poteva fare fin dalla sua apertura quasi 45 anni fa.

I delfinari, inoltre, non hanno alcun valore educativo né tanto meno scientifico come è ampiamente dimostrato dalle ricerche condotte in numerosi Paesi. Le associazioni richiedono quindi che si proceda anche nei confronti degli altri delfinari di Riccione, Fasano e Torvaianica.

Secondo le indagini svolte dalle associazioni nei delfinari, le prescrizioni previste dal Decreto Legislativo 73 del 2005 e del Decreto Ministeriale 469 del 2001 sono continuamente disattese, vi è manipolazione degli animali e contatto diretto con il pubblico, i delfini sono sottoposti a comportamenti innaturali e addestrati attraverso la deprivazione alimentare, non sono presenti le vasche di quarantena, gli animali sono sottoposti a rumori costanti gravemente invasivi quali quelli provocati dai motori delle pompe di filtraggio e inoltre subiscono un livello e frequenze di suoni altamente invasivi causati da concerti e manifestazioni ludico-circensi. Si effettuano inoltre pseudo programmi di pet therapy che sono del tutto vietati dalla norma, ignorando così le motivazioni sanitarie e di prevenzione dei potenziali rischi alla base della regolamentazione poiché i delfini, anche se in cattività, sono e restano animali selvatici e pericolosi - non sono di certo pet -, sebbene costretti a essere addestrati per compiacere il pubblico. Non vi è inoltre alcuna evidenza scientifica relativa alla efficacia di simili progetti.

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