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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Alessandro Petacchi alla Gran Fondo Riccione: “Mi dovrò allenare, ma sarà dura”

L'ex campione di ciclismo pensa alla gara di Riccione e rivolge un pensiero a Pantani: "Per me era il genio della bicicletta"

“Sto ristrutturando casa ma mi toccherà trovare il tempo per allenarmi, devo rimettermi a pedalare altrimenti che figura farò alla Gran Fondo Riccione?”. AleJet, Alessandro Petacchi, trova qualche minuto per parlare di ciclismo, di Riccione, della Romagna e di Marco Pantani mentre muratori e artigiani sono in pausa pranzo. Queste sono le sue giornate di riposo  (solo in teoria) a Montecarlo di Lucca prima di riprendere le telecronache sportive per la Rai. Ripartirà con l’Uae tour, poi le Strade bianche, la Tirreno Adriatico e ancora la Milano Sanremo. 

Il sabato pomeriggio del 25 marzo Petacchi arriverà a Riccione per il talk show della Gran Fondo Riccione, nella sala Granturismo, dove troverà il giornalista e commentatore televisivo Gianluca Giardini insieme alla “Pantanina”, Fabiana Luperini. Il giorno dopo sarà al via della Gran Fondo Riccione, in viale Ceccarini. “Non so quanto Fabiana possa essere allenata in questo periodo: se pedala poco come me magari la facciamo insieme. Ma, davvero, devo tornare in sella il prima possibile per arrivare a Riccione in una condizione quantomeno decente”.

Professionista dal 1996 al 2015, sprinter puro, soprannominato AleJet, vanta un palmares clamoroso: 27 vittorie di tappa al Giro d'Italia, 6 al Tour de France e 20 alla Vuelta a España. Gli esperti delle statistiche ricordano che è stato il primo ciclista in grado di vincere in un solo anno almeno due tappe e a conquistare la classifica a punti in ciascuno dei tre grandi giri e che ha vestito la maglia rosa per sette giorni.

Eppure, ovviamente su questo ci scherza, lo “preoccupa” la Gran Fondo Riccione. “La verità è che le strade della Romagna le ho sempre considerate insidiose anche più di quelle delle grandi tappe delle Alpi perché ci trovi di tutto, sono a ‘pettine’: ci sono pianura, collina e montagna, non puoi mai sapere come va a finire”. Di Riccione Petacchi conserva parecchi ricordi legati in particolare alla Settimana ciclistica internazionale Coppi e Bartali (che quest’anno partirà proprio dalla Perla verde per ben due volte, il 21 e il 22 marzo). “Alla Coppi e Bartali, soprattutto in gioventù, ho ottenuto parecchie vittorie, bellissima corsa. Quando venivo in Romagna per il Giro d’Italia, invece, avevo un po’ di timore proprio per questa altimetria sempre varia: se capitava la giornata storta, con il gruppo che viaggiava a medie estreme, era un attimo finire fuori tempo massimo e andare a casa”. La Gran Fondo Riccione, con i suoi 99 chilometri e 300 metri di distanza per 1.560 metri di dislivello positivo e le scalate di Montegiardino, Monte Cerignone e Mondaino, un po’ il ‘pettine’ lo rappresenta. “Infatti… una bella prova davvero, soprattutto in questo momento della stagione”.

Il ricordo di Marco Pantani

Tornando in Romagna i ricordi di Alessandro Petacchi, classe 1974, non possono che andare a Marco Pantani, più vecchio di quattro anni. “Io, ciclisticamente parlando, sono venuto fuori tardi - da ragazzino si era cimentato nel nuoto e nell’atletica leggera - ma ho fatto in tempo a correrci assieme. Per vederlo andare in salita, però, dovevo riguardare le tappe in televisione: noi velocisti venivamo staccati”. Del Pantani sportivo gli è rimasta negli occhi la scalata di Oropa (nel Biellese), quando il Pirata, in quel momento in maglia rosa, ebbe un problema alla catena all’attacco della salita. “Un incidente meccanico in quel momento della corsa ti fa perdere tutto. Lui, dopo essersi dovuto fermare, ebbe la forza di recuperare e andare a vincere la tappa, staccando tutti. Un recupero del genere in una salita piuttosto breve come quella di Oropa era inimmaginabile, impossibile: solo lui poteva fare una cosa del genere. Un gesto atletico mai visto”. Poi, pochi giorni dopo, venne escluso dal Giro a Madonna di Campiglio: e quello fu l’inizio della fine per Pantani, trovato morto cinque anni dopo, il 14 febbraio del 2004, nella stanza di un hotel sul lungomare di Rimini.

Del Pantani uomo Alessandro Petacchi si limita a osservare che “solo lui sa la verità. Solo lui può sapere com’è andata la sua storia, compresa quella della sua morte”. Nonostante le due inchieste condotte dalla procura della Repubblica di Rimini, che hanno portato a escludere che possa essere morto per opera di terzi, la famiglia Pantani non si rassegna. “Quasi non si hanno certezze a livello legale, figuriamoci se posso essere io a sapere la verità”, osserva Petacchi, che ha avuto un osservatorio indiretto ma privilegiato sulla vita del Pirata. “Sono stato tanti anni in camera con Marco Velo, che a sua volta aveva condiviso a lungo la stanza con Pantani”, e fu proprio Velo uno dei compagni che più lo aiutarono nelle prime fasi del recupero mostruoso di Oropa, oltre che in tantissime altre leggendarie imprese. 

“Il Pantani uomo l’ho conosciuto molto più dello sportivo proprio attraverso Velo. Lui lo ha potuto conoscere da un punto di vista molto diverso, entrando a contatto con la sua personalità e con il suo carattere. Me lo ha descritto come un uomo che viveva nel suo mondo, quasi sempre alla giornata. Un corridore di altri tempi, che si allenava senza tecnologia, senza computerini. Basava tutto sulle sue sensazioni: era il genio della bicicletta. Molto istintivo ma sostenuto da un talento gigantesco”. Al talk show della Gran Fondo Riccione, il 25 marzo, si parlerà anche del Pirata, insieme alla “Pantanina” Fabiana Luperini, oltre ad Alessandro Petacchi. Alle 8 del mattino del 26 marzo tutti in sella in viale Ceccarini per la partenza della Gran Fondo Riccione. 

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