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Venerdì, 19 Aprile 2024
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41 anni, ma la passione per lo skate non molla Lambertucci: "Tornato dalla California, sapevo fare tutto"

"Sono stato in California fino al 1994, quando sono tornato in Italia dopo aver skateato con i migliori in America sapevo fare tutto"

Con il Game of Skate, gli Italian Roller Games sono riusciti a portare lo skateboarding in una location di eccezione, Piazzale Roma in centro a Riccione. Sabato 19 giugno infatti più di 30 skaters si sono sfidati a colpi di trick in flat davanti a un pubblico decisamente coinvolto dall'inusuale spettacolo. Tra questi, il veterano Marco Lambertucci è arrivato quarto. Riminese 41enne, l’esperto skater vanta esperienza anche in California, laddove lo sport sulla tavola prese vita.

Lambertucci, come sono andati gli Italian Roller Games a Riccione quest’anno?

“Sono andati bene, mi sono un po’ lasciato andare alla fine, perché col caldo ho bevuto troppo… (ride, ndr) sono arrivato quarto, ma era la prima gara che facevo dopo due anni. Invece gli altri sono andati a Treviso due settimane fa quindi erano un po’ più preparati alla gara. Invece io purtroppo non sono andato, quindi all’inizio ho fatto molta fatica”.

La passione per lo skate come è nata?

“Ho iniziato a skateare nel 1988, da piccolino, non con la tavola da skate: toglievamo le ruote dai pattini e le mettevamo per andare giù dalla discesa, le ruote di plastica non funzionavano. Poi a Riccione ci fu l’Open 90, nel Territorio Match Music: misero una rampa e uno skatepark nel parcheggio, da lì cominciò la mia passione, mi presi la mia prima tavola professionale e tutto. Nel ’90 arrivai primo agli under 12, poi a fine estate io e mia mamma andammo a Santa Barbara, in California”.

Lì la scintilla che fece esplodere la passione per questo sport

“Ci sono stato fino al 1994, quando sono tornato in Italia dopo aver skateato con i migliori in America sapevo fare tutto. A 14 anni mi sponsorizzava già Totally, una distribuzione italiana che quegli anni aveva le Vision e un sacco di materiale, che mi passava. Mia madre rimase in America, mio padre viveva qui, e io facevo avanti indietro. Cominciai a skateare a manetta, vinsi il campionato italiano, feci gli europei e i mondiali”.

Una passione che era riuscita a diventare un lavoro, insomma

“Ero sponsorizzato dalla Coca-Cola… c’è stato un periodo in cui stavo proprio bene, col budget ho preso anche la casa. Adesso niente, ma un po’ tutti, non solo io: nello skateboarding, come un po’ in tutti gli sport, hai un momento in cui sei nel focus, e se non prendi i soldi in quel momento lì, dai 17 ai 37 anni, non li prendi più. Devi poi saperli gestire, non ti pagano la vita o ti danno 100mila euro all’anno”.

Un consiglio per chi comincia ad andare il skate?

“L’importante è divertirsi e non essere invidiosi, ma imparare la storia dello skate. Si deve studiare quello che è successo prima e che ci ha permesso di essere dove siamo oggi, nel mondo dello skateboard. E’ importante conoscere la storia dello skate, una volta i pro erano molto più grandi dei giovani, invece adesso un ragazzino diventa già professionista a 16-17-18 anni… io la prima tavola da professionista l’ho avuta nel 2012, a 32 anni”.
 

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