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Marco Simoncelli, un eroe romantico entrato nella leggenda

Marco Simoncelli era un ragazzo semplice, che si è trasformato per tantissimi giovani in un eroe dopo il fatale e tragico incidente del 23 ottobre dello scorso anno nella curva 11 del tracciato malese di Sepang

Affrontava le difficoltà della vita quotidiana col sorriso, ma al tempo stesso con determinazione. Capace di unire la vita spericolata in pista con quella spensierata con gli amici di sempre. Marco Simoncelli era un ragazzo semplice, che si è trasformato per tantissimi giovani in un eroe dopo il fatale e tragico incidente del 23 ottobre dello scorso anno nella curva 11 del tracciato malese di Sepang. La storia di “Super Sic” è entrata nella leggenda, come una vera rockstar.

A quasi un anno dalla scomparsa, la Rai ha voluto ricordare il “Leone” di Coriano con uno speciale attraverso la voce emozionata di Alessandro Zanardi, dei famigliari e degli amici più intimi, dal padre Paolo ai piloti Valentino Rossi e Mattia Pasini, e ancora dei compagni di viaggio nel Motomondiale, come il capomeccanico Aligi Deganello, Fausto Gresini (patron dell’omonimo team con il quale il “Sic” ha corso in MotoGp), e il manager Carlo Pernat.

“Era felice, non ho rimpianti. L’unico problema è che ci manca un casino”, sottolinea papà Paolo. Le immagini dell’infanzia di Marco, messe a disposizione dal padre, hanno raccontato l’inizio di quello che sarebbe diventato un campione. Dai primi sorpassi alle vittorie con le minimoto del team Pasini, che hanno spalancato la strada verso i successi nel Motomondiale. Una sfida, che ha trovato la prima soddisfazione sotto la pioggia di Jerez il 30 aprile del 2004.

Poi le sofferenze, con cadute e delusioni che non hanno fatto altro che rafforzare la tempra del ricciolone di Coriano. Determinazione, che l’ha portato nel 2008 a conquistare il titolo della 250cc nel 2008, battendo su tutti gli spagnoli Alvaro Bautista ed Hector Barbera. Dietro i successi di Marco una famiglia modello alle spalle e un rapporto unico, quasi simbiotico con suo padre, che il dottor Claudio Costa, il medico padre dei motociclisti, ha definito “una palestra di vita”.

Con il titolo in 250cc, non bissato per una manciata di punti nel 2009, Simoncelli è sbarcato in MotoGp nel 2010 con il team Gresini. “Subito ha fatto gruppo, portando tanta allegria”, ricorda il patron della scuderia romagnola. Ad affiancare il “Sic” sempre Aligi Deganello, il quale ha aiutato Marco a scoprire i segreti di una moto, la Honda RC212V, particolarmente aggressiva in fase d’accelerazione. Nel 2012 sono arrivate le prime soddisfazioni, con i podi di Brno e Phillip Island.

Ma ancora sofferenze, come le minacce di morte subìte dopo un incidente a Le Mans che aveva messo fuorigioco Dani Pedrosa. Un episodio che aveva segnato il "Leone" di Coriano, costretto indirettamente a cambiare il suo stile di guida dopo le accuse sostenute dai piloti spagnoli. Nella classe regina il “Sic” ha avuto modo di confrontarsi in pista con Valentino Rossi, con il quale si dava battaglia in corse spericolate alla Cava, una pista da cross usata dai piloti come palestra durante i periodi di pausa. "Era duro in pista e dolce nella vita", aveva scritto il nove volte campione del mondo su Twitter.

Valentino, l’amico che per un assurdo scherzo del destino quel 23 ottobre del 2011 è stato vicino negli ultimi minuti di vita di Simoncelli. La sua Ducati, insieme alla Yamaha di Colin Edwards, investì “Super Sic”, rimasto aggrappato alla sua moto mentre scivolava alla velocità di 45 chilometri all’ora. Una morte in diretta che ha lasciato sgomento non solo l’ambiente del circuito. Sembrava assurdo che proprio a un ragazzo così pieno di vita, con il sorriso sempre vivo, il destino riservasse una fine tanto triste. “La risposta della gente è stata bellissima, mi ha sorpreso”, sottolinea Valentino, ricordando il giorno dei funerali a Coriano. “E’ stata una dimostrazione di affetto talmente grande da far male. Doveva andare così”, è il commosso pensiero di papà Paolo.

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