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VIDEO | Blitz antimafia, sequestrati beni per 20 milioni di euro a imprenditore residente a Rimini

Attivo principalmente nel settore delle costruzioni e nella lavorazione dei metalli, l'uomo non si sarebbe mai allontanato dal clan dei Nicotra costruendo un vero e proprio impero.

E' scattato nella giornata di venerdì il blitz della Guardia di Finanza di Catania che, col supporto dello Scico, ha sequestrato beni mobili ed immobili per 20 milioni di euro a Salvatore Randone, imprenditore originario di Misterbianco, nel catanese, e residente a Rimini, attivo principalmente nel settore delle costruzioni e nella lavorazione dei metalli. Il 65enne, il cui nome è finito  anche in un’inchiesta per tentato omicidio in Emilia Romagna, viene definito come “l’esempio di un imprenditore che ha fondato un percorso di accumulo patrimoniale interamente illecito, basato, in particolare, sulle attività usurarie ed estorsive, oltre che sull’evasione fiscale”. Cresciuto sull'asse Sicilia-Emilia-Romagna, l'uomo non si sarebbe mai allontanato dal clan dei Nicotra costruendo un vero e proprio impero.

Oggetto del sequestro sono stati 70 immobili nelle province di Catania e Bologna, tra cui quattro ville a Misterbianco, di cui una con piscina; le quote societarie di 10 società operanti in provincia di Catania e Bologna e attive nei settori della costruzione di edifici, mediazione immobiliare, facchinaggio e movimentazione delle merci; dodici automezzi. Sequestrate anche disponibilità finanziarie (rapporti di conto corrente e polizze pegni) di Randone, dei suoi famigliari e delle società. Il Tribunale di Bologna nell'agosto dello scorso anno aveva disposto il sequestro dell'intero patrimonio di Randone. Successivamente aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale e trasmesso gli atti alla Procura della Repubblica etnea. Le investigazioni hanno consentito di evidenziare la ritenuta pericolosità sociale di Randone, che dal 1991 al 2016 è risultato essere sottoposto a indagini per tentativo di omicidio, usura ed estorsione, in un caso anche aggravata dal metodo mafioso, e per reati tributari. Evidenziata anche una presunta sproporzione tra il profilo reddituale del suo nucleo familiare del e il complesso societario a lui riconducibile.

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