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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Agenti della Municipale accusati di rubare i soldi agli spacciatori che arrestavano, chieste condanne per oltre 70 anni

Sul banco degli imputati 8 agenti della Municipale di Rimini dell'ex Nucleo ambientale, il pm: "Comportamenti delittuosi che disvelano il ripudio, il tradimento dei valori fondanti della deontologia del pubblico ufficiale"

E' durata quasi 4 ore la requisitoria del pubblico ministero Davide Ercolani che, alla fine, ha chiesto pene complessive per oltre 70 anni di carcere nei confronti degli 8 ex agenti dell'ex Nucleo ambientale della Polizia municipale di Rimini accusati a vario titolo di aver sottratto soldi agli spacciatori che arrestavano oltre ai reati di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, peculato e furto. "Comportamenti delittuosi - ha ricordato il pubblico ministero ai giudici del Collegio - che disvelano il ripudio, il tradimento dei valori fondanti della deontologia del pubblico ufficiale". Nella requisitoria il sostituto procuratore ha ripercorso la vicenda che ha fatto tremare il comando della Municipale riminese quando, nel 2016, era emerso il comportamento anomalo degli agenti che nel corso degli anni si erano specializzati nel contrasto allo spaccio lungo le strade cittadine e che aveva portato alle maxi operazioni "Kebab 1" e "Kebab 2" con l'arresto di decine e decine di pusher.

A far scoppiare il caso era stata, nel gennaio del 2016, l'arresto da parte dell'ex Nucleo ambientale della Polizia municipale di Rimini di un pusher albanese 33enne. In quella occasione, al termine della perquisizione dell'appartamento occupato dallo straniero e in cui era stata trovata della cocaina, erano stati messi sotto sequestro anche i contanti ritenuti il provento dello spaccio. Al momento della restituzione del denaro che era stato dissequestrato, però, il 33enne si era accorto che mancava una parte dei contanti e allo stesso tempo un paio di occhiali da sole griffati. Un'anomalia che aveva fatto partire un'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Davide Ercolani e affidata al Nucleo di polizia economicofinanziaria della Guardia di Finanza, che grazie a una serie di intercettazioni aveva smascherato il modus operandi non corretto che gli agenti avrebbero messo in atto fin dal 2013.

Le indagini delle Fiamme Gialle avrebbero portato a scoprire numerosi episodi che, a vario titolo, coinvolgevano tutto il gruppo dell'ex Nucleo ambientale. Perquisizioni arbitrarie e violente, verbali di perquisizione alterati o non redatti, cellulari dei "pusher" sequestrati ma che sparivano dai documenti ufficiali così come parte dei contanti che venivano trovati nelle disponibilità di spacciatori e campanellari. Il tutto, secondo l'accusa, "nell'ambito di un medesimo disegno criminoso" che li aveva portati a "sfruttare la divisa per il proprio profitto". Nel corso dell'inchiesta, quando gli indagati avevano scoperto di essere finiti nel mirino degli inquirenti e che i loro uffici e le auto di servizio erano intercettate, si erano dati da fare per individuare le microspie e cercare di distruggerle o danneggiarle. "Fatti gravissimi - ha concluso Ercolani - portati avanti in un contesto opaco. Non capisco perchè il Comune di Rimini non si sia costituito parte civile lasciando sola la Procura".

Al termine della requisitoria il pm ha chiesto la condanna a 11 anni e 6 mesi per un 68enne Assistente della Polizia municipale; 9 anni e 6 mesi per un 61enne Sovrintendente della Polizia municipale; 8 anni e 6 mesi per un 62enne Sovrintendente della Polizia municipale; 8 anni e 6 mesi per un 45enne Assistente della Polizia municipale; 8 anni per un 53enne Assistente Scelto della Polizia municipale; 7 anni e 8 mesi per una 54enne Assistente Capo della Polizia municipale; 6 anni per un 44enne Assistente della Polizia municipale e 4 anni per un 61enne Agente Scelto della Polizia municipale.

Anche i difensori degli imputati hanno parlato per oltre 3 ore chiedendo l'assoluzione insinuando il dubbio sulla esistenza di una causa di giustificazione o, in subordine, l'insufficienza di prove. Allo stesso tempo hanno dato una lettura diversa delle prove e contestato un testimone che, secondo la difesa, sarebbe dovuto essere stato indagato. Il processo è stato quindi rinviato al 19 aprile per la lettura della sentenza.

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