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Cronaca

Sul veliero fantasma quintali di cocaina diretti alla Riviera romagnola

Operazione "Mi Vida" della Dda che ha sequestrato "neve" per un controvalore calcolato in ottanta, forse cento, milioni di euro

Oltre cinquecento chili di cocaina, trasportati attraverso l’oceano Atlantico con un veliero. Una imbarcazione che, negli ultimi mesi, aveva fatto varie volte la rotta oceanica partendo dal Brasile per poi approdare in Spagna e trasbordare lo stupefacente destinato a rifornire il mercato dell'Emilia-Romagna e della Riviera Romagnola. L'operazione "Mi Vida", portata avanti dalla Direzione distrettuale antimafia e Direzione nazionale antimafia e dell’Arma di Bologna, ha visto sequestrare l'ultimo carico di "neve" nei pressi di Capo Verde con l'imbarcazione che è stata abbordata. Sul veliero viaggiavano un esperto skipper spagnolo e un cittadino brasiliano che, nel tentativo di distruggere la merce ed evitare l’arresto, al momento dell’abbordaggio, hanno appiccato il fuoco allo scafo. Due agenti sono rimasti feriti, ma ad avere la peggio è stato lo skipper: ricoverato con ustioni nel trenta per cento del corpo.

Operazione "Mi Vida"

Le indagini erano partite nel 2014 sulla scia di una precedente inchiesta che aveva visto finire nel mirino dei crabinieri una banda specializzata nell'assalto ai bancomat. Secondo quanto emerso, i proventi delle esplosioni degli sportelli automatici venivano poi reinvestiti per acquistare la cocaina in Sudamerica e importarla in Italia attraverso la rotta oceanica e, successivamente, dalla Spagna all'Italia. Nel corso del 2015, gli inquirenti avevano poi collegato elementi della criminalità felsinea con altri soggetti italiani e stranieri attivi nel traffico internazionale di stupefacenti che andavano ad alimentare il consumo in regione. 

A finire nella rete sono stati Andrea Smilia, bolognese 40enne, Maurizio Rossi, 48enne bolognese ma residente a Riccione e Maurizio Radoni, forlivese 44enne. Il trio lavorava sotto la supervisione di Francesco Cardone, milanese 48enne in continuo viaggio tra Spagna, Italia e Martinica il quale, a sua volta, vantava i contatti con un narcotrafficante brasiliano e lo skipper spagnolo Gonzalo Calvo Asturgo di 49 anni. La prima svolta nelle indagini arriva nell'agosto del 2015 quando, in un magazzino milanese intestato a una società riconducibile a Cardone, erano stati intercettati 74 chili di hashish nascosti in un computer desktop. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, l'attività parallela del Cardone nel traffico di "fumo" serviva semplicemente per arrotondare gli introiti da reinvestire nella più redditizia importazione di cocaina.

Alcuni dissidi interni all'organizzazione criminale, tuttavia, tra il giugno e il settembre del 2015 avevano portato alla perdita di una partita di cocaina in arrivo dal Brasile. Di conseguenza, si erano dovuti organizzare in autonomia per poter effetturare un nuovo viaggio per approvigionarsi dello stupefacente grazie all'intraprendenza di Rossi, Semilia e Radoni che si erano relazionati direttamente con i cartelli brasiliani della droga. L'importanza dei tre è stata evidente agli investigatori quando, nel luglio del 2015, il brasiliano che vendeva la cocaina era arrivato a Bologna e Rimini per prendere accordi.

Il viaggio di andata era stato effettuato dallo skipper spagnolo nel novembre del 2015 e, il 4 febbraio di quest'anno, era poi ripartito dal Sudamerica con il veliero carico di droga per arrivare in Europa. E' stato così che, il 29 febbraio, il natante è stato intercettato da una motovedetta spagnola al largo delle isole di Capo Verde con i militari che hanno abbrodato "La Musa" ma, lo skipper spagnolo, ha dato fuoco all'imbarcazione nel tentativo di distruggere il carico. Un'operazione che lo ha visto finire gravemente ustionato sul 30% del corpo. Al momento dell'abbordaggio, il Rossi si trovava a Barcellona dove aspettava Semilia, per organizzare il successivo trasferimento della cocaina, con quest'ultimo che era poi ripartito alla volta dell'Italia. Il giorno successivo Rossi è stato però arrestato dalla polizia spagnola insieme allo skipper. Tra il 16 e il 17 marzo, la Dda ha eseguito gli arresti di tutti gli altri componenti della banda e una serie di perquisizioni, tra cui un'abitazione di Riccione, ritenute le sedi logistiche del gruppo.

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