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Cronaca

Slang-Usb, guerra ai bagnini. "Una lobby che piange miseria. Conosciamo il tasso di evasione fiscale"

Duro attacco dell'Unione sindacale di base agli stabilimenti balneari: "Bisogna immaginare una gestione delle spiagge che vada oltre la concessione e il privato”

Dopo l’inchiesta pubblicata da RiminiToday, relativa ai redditi su quanto dichiarano i bagnini pubblicata da Nonisma e le conseguenti considerazioni con il presidente del sindacato Balneari Emilia Romagna Mauro Vanni, il Slang-Usb “Mai più sfruttamento stagionale” lancia un duro attacco all’indirizzo della categoria. Secondo lo Slang-Usb gli stabilimenti balneari sono una “lobby che piange miseria” e che esisterebbe su scala diffusa un “tasso di evasione fiscale”. A dirlo è il sindacato. Parole pesanti, dell’Unione sindacale di base che chiede di “immaginare una gestione delle spiagge che vada oltre la concessione e il privato”.

“La lobby dei balneari è in subbuglio, pena la revoca dei privilegi acquisiti, e di una gestione che sappiamo essere impattante sul piano della qualità del lavoro (leggasi sfruttamento) della tenuta ambientale (leggasi erosione delle coste e perdita della biodiversità) – è quanto riporta Slang-Usb -. In questo quadro s’inserisce il report di Nomisma, tutt’altro che disinteressato visto che il suo finanziamento è ad opera delle associazioni di categoria Fipe e del Sindacato Italiano Balneari. Il quadro che emerge è quello di un fatturato medio di 260 mila euro l’anno per le imprese di settore, i cui dati emergono da un’indagine diretta effettuata dalla società di consulenza nel periodo marzo-giugno 2022 su un campione di 500 imprese balneari su suolo nazionale. In mancanza di ulteriore chiarezza e di note metodologiche nelle slides pubbliche, si presume che la survey si sia basata su dichiarazioni fornite dagli stessi imprenditori in merito evidentemente agli anni precedenti, 2019-2021. Vale ricordare che gli ultimi anni sono stati segnati da un calo del fatturato denunciato dagli stessi imprenditori balneari a causa della pandemia. A questi elementi, che vanno a minare a monte l’obiettività di tale inchiesta campionaria, ricordiamo pure la forte evasione fiscale presente nel settore economico in esame, di cui dubitiamo i soggetti intervistati si siano fatti testimoni veritieri. Ci permettiamo quindi di dubitare, a valle, di tali cifre emerse dalla ricerca, sicuramente sottostimate rispetto ai reali guadagni della categoria”.

E sulle considerazioni a livello locale, l’Unione sindacale di base aggiunge: “Non ci stupiamo che a livello locale le reazioni degli imprenditori balneari siano scomposte e si pianga miseria, già leggiamo le prime stracciate vesti e capelli cosparsi di cenere come reazione alla loro autofinanziata ricerca campionaria. Conosciamo la categoria contro cui ci siamo sempre battuti, conosciamo i dati degli enti ispettivi statali in merito alle irregolarità lavorative presenti in queste aziende, conosciamo il tasso di evasione fiscale e la gara all’elusione fiscale competitiva che permea queste imprese da decenni, conosciamo ormai a memoria la petulante ninna nanna del “non riusciamo a coprire le spese”, conosciamo la liturgica litania del “non troviamo lavoratori per colpa del reddito di cittadinanza”, e ci chiediamo a quale giustificazione si aggrapperanno ora che il Rdc è stato smantellato dall’attuale governo”.

Infine una presa di posizione in merito alla partita aperta per le concessioni demaniali. “Il tema è caldo, la lobby dei balneari ha ottenuto l’ennesima proroga, fino al 2024, rispetto all’applicazione di una legge nazionale che dia seguito alla direttiva europea Bolkestein, che dal lontano 2006 prevede la messa a gara degli stabilimenti balneari su suolo demaniale. Attraverso una cinica decisione politica, il cui pro è chiaramente un tornaconto elettorale, si avvantaggia una piccola ma influente minoranza imprenditoriale, evidentemente talmente povera e francescana da indurre da decenni a compassione i forti poteri politici di ogni colore, a svantaggio del resto del paese. In seguito a questa decisione politica i contribuenti italiani rischiano di perdere i fondi del Pnrr, e di incorrere pure in sanzioni europee che di fatto pagherebbero indirettamente”.

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