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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Dopo 15 anni di carcere per omicidio sconta la pena e viene rimpatriato

Il tunisino era stato condannato per l'accoltellamento di un connazionale in un bar di Miramare al culmine di una lite scoppiata per motivi sentimentali

Nel gennaio del 2010 la Corte d'Assise del Tribunale di Rimini lo aveva riconosciuto colpevole di omicidio e condannato a 26 anni e 4 mesi, pena poi ridotta in Appello a 18 anni in quanto riconosciute le attenuanti. Difeso nei due gradi di giudizio dall'avvocato Tiziana Casali, dopo 15 anni di carcere è stato liberato per fine pena ma, una volta varcate le porte della Casa di Reclusione di Volterra è stato accompagnato prima al Commissariato di Volterra per la notifica del decreto di espulsione del Prefetto dal territorio nazionale, e di quello di collocamento al Centro di Permanenza e di Rimpatrio di Gorizia, a firma del Questore, poi è stato scortato fino a Gradisca d’Isonzo, da dove sarà definitivamente rimpatriato a Tunisi. Protagonista della vicenda è un tunisino attualmente 45enne che, il 21 giugno del 2008, uccise un connazionale allora 26enne accoltellandolo a morte in un bar di Miramare.

I due nordafricani avevano iniziato a litigare tra i tavolini del caffè e, all'epoca, il movente era stato individuato in un debito non onorato di 6mila euro legato a questioni di droga anche se l'assassino aveva sempre parlato di questioni passionali legati a una relazione che la vittima aveva avuto con la fidanzata del 45enne. Lo stesso aveva sempre sostenuto di non essersi presentato armato all'appuntamento e che, il coltello, era stato portato dal 26enne. Quella sera gli animi si erano surriscaldati tanto che, il killer, aveva sferrato due fendenti all'indirizzo dell'amico che si era poi accasciato a tera a pochi metri dal locale mentre l'accoltellatore era fuggito facendo perdere le proprie tracce. A dare l'allarme erano stati i passanti col personale del 118 che, arrivato sul posto, aveva soccorso la vittima per poi portarla d'urgenza al pronto soccorso dell'Infermi ma durante il tragitto il cuore del ragazzo si era fermato e a nulla erano valsi i tentativi per cercare di rianimarlo.

Nel frattempo gli inquirenti dei carabinieri, coadiuvati dal personale della Municipale, avevano dato il via alle indagini serrate che all'alba avevano portato a localizzare l'appartamento dove il 45enne aveva trovato rifugio e nel corso di un blitz lo avevano arrestato. Nell'abitazione era stata sequestrata l'arma del delitto, un coltello con una lama da 22 centimetri, oltre agli indumenti dell'assassino ancora sporchi di sangue e un cellulare risultato rubato. Nel corso dell'operazione erano stati arrestati anche due tunisini, di 29 e 39 anni, ed una nigeriana 30 anni, con l'accusa di favoreggiamento personale. A finire in manette anche una quinta persona, un 24enne sempre di origini tunisine, che nel corso delle indagini aveva fornito ai carabinieri false informazioni per cercare di coprire la fuga del connazionale.

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