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Cronaca

Accusati di aver sequestrato un giovane che non aveva pagato 3 grammi di droga

Si è aperto il processo nei confronti dei tre giovani arrestati la scorsa estate dai carabinieri di Riccione, rischiano una pena superiore ai 25 anni

Si è aperto il processo in Corte d'Assise a Rimini nei confronti di tre ragazzi senegalesi imputati di aver sequestrato un 18enne milanese al termine di una compravendita di pochi grammi di hashish finita male avvenuto lo scorso 23 luglio a Riccione per il quale è intervenuta per competenza la Divisione Distrettuale anti Mafia di Bologna. Il tutto per 3 grammi di "fumo" non pagati, per un valore di nemmeno 50 euro, coi principali imputati che si trovano ancora in carcere e che rischiano una pena superiore ai 25 anni. Nel corso della prima udienza, che non ha visto la presunta vittima costituirsi parte civile, i legali degli imputati hanno chiesto e ottenuto che in aula vengano proiettati i filmati delle 21 telecamere a circuito chiuso che avrebbero ripreso il presunto sequestro. Secondo gli avvocati, infatti, dalle riprese emergerebbe una storia diversa rispetto all'accusa e non ci sarebbe stato nessun rapimento.

I protagonisti della vicenda, poi finiti in manette difeso dagli avvocati Tiziana Casali, Francesca Baroncelli e Federico De Micheli, sono  tre ragazzi, tutti 24enni e di origini senegalesi residenti tra Milano e Pavia e una ragazza, anche lei di origini senegalesi 20enne residente a Bergamo, che insieme a una seconda ragazzina la scorsa estate si trovavano su una panchina lungo la passeggiata nella zona del Marano. Come avevano spiegato al gip durante l'udienza di convalida del fermo, il gruppo era stato avvicinato da due giovani, un 18enne di Busto Arsizio e un 24enne di origini marocchine anche lui del milanese. Sarebbe stato questo secondo ragazzo ad intavolare l'argomento coi senegalesi chiedendo insistentemente loro della droga. Alla fine i ragazzi di colore avrebbero consegnato al 24enne circa 4 grammi di hashish col marocchino che, una volta intascati, si era allontanato in tutta fretta senza pagare lo stupefacente.

Un "pacco" in piena regola ma, a questo punto, la 20enne della bergamasca avrebbe additato agli amici il 18enne indicandolo come un amico del nordafricano che li aveva appena raggirati. Il gruppo di senegalesi quindi, avrebbe circondato il ragazzino chiedendogli conto di quanto appena accaduto obbligandolo a chiamare il 24enne al cellulare per farlo tornare a saldare il debito. E' stato così che i quattro di colore si sarebbero impossessati dell'iPhone del giovane iniziando a tempestare di chiamate l'amico spiegandogli che il 18enne non sarebbe stato liberato fino a quando non avesse pagato l'hashish o sarebbe tornato a restituire la droga. Una situazione sempre più complicata anche perchè, secondo gli arrestati, il 24enne oltre a insultarli per il colore della loro pelle non aveva alcuna intenzione di venire in soccorso dell'amico 18enne.

Lo stallo si era prolungato per quasi un'ora e, alla fine, il gruppo di senegalesi che teneva sequestrato il ragazzino era stato notato dagli addetti della vigilanza privata nei pressi di piazzale Aldo Moro che avevano dato l'allarme ai carabinieri ma, nel frattempo, sul posto era intervenuta anche una pattuglia dell'Arma avvisata della situazione dal 24enne marocchino. Ricostruita la vicenda, gli inquirenti avevano proceduto all'arresto dei tre ragazzi senegalesi, uno dei quali già ricercato, trovati in possesso di modiche quantità di hashish, marijuana e cocaina. 

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