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Cronaca

Sgarbi e il murales dell'uomo che allatta il bebè: "Una bestemmia, giusto coprirlo. E Jamil ha sbagliato"

Il critico d'arte e sottosegretario Vittorio Sgarbi a RiminiToday: "In quel murales si violano troppe sacralità, in nome della moda. Il sindaco ha sbagliato, Gnassi non lo avrebbe mai difeso"

“Quel murales è stata una bestemmia, per cui è stato giustissimo coprirlo”. Il murales di via Savonarola, in cui è stato raffigurato un uomo che allatta un bambino, ha fatto il giro dell’Italia. L’immagine non è passata inosservata al vulcanico Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario di Stato al ministero della Cultura, critico e storico dell’arte, personaggio della tv. A RiminiToday, Sgarbi spiega in maniera piuttosto netta che il disegno “andava rimosso” e che il sindaco Jamil Sadegholvaad “ha fatto male ad assumere quella posizione”.

Proprio di recente Vittorio Sgarbi era stato in visita in città. Per raccontare Rimini. Esattamente un mese fa, lo scorso 4 marzo, al teatro Galli. Interpellato tramite il suo agente forlivese, Sauro Moretti, Sgarbi si addentra sul tema. “Jamil Sadegholvaad è una gran brava persona, ma questa volta mi permetto di dirgli che ha fatto male ad assumere quella posizione, sono sicuro che il suo predecessore Andrea Gnassi non lo avrebbe mai fatto. In quel murales si violano troppe sacralità, in nome della moda, permettetemi ma quella è stata come una bestemmia”.

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Secondo il critico d’arte alla fine da questa vicenda “ne usciranno però tutti vincitori”. E il Sottosegretario spiega il doppio lato della medaglia: “Da un lato vince il decoro, perché ripeto non si poteva lasciare lì. Dall’altro il pittore avrà lo spazio per fare la vittima di fronte a quella che è già stata ribattezzata come una censura”. Vittorio Sgarbi aggiunge: “Premesso che non ho idea di chi sia stato il gesto di cancellare il disegno. Ma non mi stupirei, che sia stato l’autore stesso a cancellarlo”.

Secondo Vittorio Sgarbi doveva essere l’amministrazione a imporre di cancellare il murales? “Sono dell’idea che l’amministrazione poteva anche non farlo cancellare, l’errore è stato condividerlo e difenderlo. Non lo si può fare proprio nel nome dei diritti. Non, in particolare, in un contesto pubblico”. Ma l’opera ha un valore? “Io credo che quella non sia un’opera d’arte, ma la vedo maggiormente come una questione dal forte significato propagandistico. Ripeto, per me quella è stata una bestemmia. Un insulto alla figura della Madonna e della madre”.

Eppure proprio Sadegholvaad ha parlato di una Rimini libera, come deve esserlo l’arte. “Chiunque è libero di fare ciò che vuole. Come un Picasso e un Dalì su un quadro si può dare sfogo alla propria immaginazione, senza alcun tipo di limite, ma in questo caso stiamo parlando di uno spazio pubblico. Non andava fatto”.  

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