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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

La tentata speculazione immobiliare si rivela un boomerang dopo 20 anni di processi

Calvario giudiziario per un riminese che voleva vendere la propria abitazione trovandosi immischiato nei meandri dei tribunali

Sono stati necessari 20 anni di processi, tra primo grado, appello e cassazione, a un riminese per riuscire a vendere un'abitazione di sua proprietà trovandosi però immischiato in una speculazione immobiliare. La vicenda inizia nel lontano 2003 quando l'uomo decise di vendere una villetta bifamiliare, con tanto di giardino, al prezzo di 270mila euro. In poco tempo trovò un'acquirente interessata all'affare e, i due, firmarono un compromesso nel quale si stabiliva che la compratrice all'atto della stipula versasse 30mila euro di acconto e 40mila di caparra. In quella stessa occasione il venditore informò la donna che su quella villetta bifamiliare pendeva il giudizio del tribunale per la divisione del giardino in comune e che l'altro proprietario, in caso di vittoria della causa, avrebbe ottenuto il diritto di passaggio nell'area verde. Vista la situazione, i due decisero di comune accordo di inserire nel compromesso la clausola che in caso ottenimento della servitù il prezzo finale dell'abitazione sarebbe sceso a 260mila euro. Registrato il compromesso, venditore e acquirente si erano lasciati con la promessa che, da lì a 30 giorni, si sarebbero trovati davanti al notaio per firmare il rogito.

Nel frattempo, il giudice aveva deciso sulla causa di divisione del giardino assegnando il diritto di passaggio e il proprietario dell'appartamento in vendita si era premurato di informare la compratrice ricordandole che il prezzo era sceso di 10mila euro e attendendo il nominativo del notaio per concludere la compravendita. Trascorsi i 30 giorni, però, l'acquirente era sparita dalla circolazione e dietro molte insistenze il venditore era riuscito a contattarla. La signora aveva spiegato di aver avuto problemi famigliari chiedendo una proroga di altri 60 giorni. Terminato anche questo periodo, con la compratrice che non si era più fatta viva, il venditore come da prassi aveva incassato l'acconto di 70mila euro e intenzionato a vendere comunque l'immobile si era rivolto ad un'agenzia immobiliare.

E' a questo punto che arriva la sorpresa: l'agente a cui si era rivolto, infatti, aveva già ricevuto un mandato di vendita per quell'abitazione da parte della signora che aveva trattato la villetta in prima battuta e che l'aveva messa in vendita al prezzo di 340mila euro. Un tentativo di speculazione che, con tutta probabilità, era andato male con la compratrice che pur avendo perduto la caparra non si era rassegnata all'affare e aveva denunciato il venditore sostenendo che l'abitazione non poteva essere venduta per il vizio che sull'immobile pesava un procedimento giudiziario. Un atto che, tra le altre cose, aveva completamente bloccato la possibilità da parte del proprietario di vendere la villetta.

Il proprietario, dal canto suo, non aveva potuto far altro che rivolgersi all'avvocato Pasquale Delli Paoli e nel 2010, ben 7 anni dopo, aveva ottenuto ragione dal giudice che aveva condannato la controparte al pagamento delle spese quantificate in 15mila euro. Una sentenza alla quale la mancata compratrice aveva fatto appello e nel 2018, dopo altri 8 anni, i giudici di Bologna avevano confermato il giudizio di primo grado condannando nuovamente la donna al pagamento di altri 22mila euro. Nonostante questo si è arrivati fino alla Cassazione che questa volta, dopo soli 5 anni, ha chiuso la vicenda dando completamente ragione al padrone di casa mentre per la compratrice è arrivata un'ennesima condanna di altri 19mila euro. Per il proprietario, che nel frattempo ha superato i 70 anni, è stata una vera e propria liberazione nonostante il grave danno economico subìto dalla situazione con l'immobile che nel corso di questi 20 anni è rimasto bloccato deperendo sempre più.

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