Santarcangelo festeggia San Giuseppe con falò e balli
Santarcangelo festeggia San Giuseppe con “La vègia dla fugaròina: sal tègi, al pìdi e i bàl tl’èra”: focarina con veglia, cena, balli e altro ancora al Museo Etnografico. Si parte venerdì 18, alle ore 18, con la presentazione di “AmarMET”, progetto nato con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dei beni rurali santarcangiolesi, fra paesaggio culturale e agricolo, attraverso la valorizzazione del Museo Etnografico. A seguire, il direttore dell’Istituto dei Musei Comunali, Mario Turci, condurrà un dialogo su “Il senso della focarina nella tradizione”, un approfondimento sulle usanze popolari legate ai fuochi di marzo.
L’iniziativa prosegue alle 19,30 nel cortile del museo con una veglia conviviale attorno al fuoco, alimentato in grandi bracieri ideati e creati dagli artisti della Mutoid Waste Company. Ad accompagnare la veglia vari assaggi di specialità culinarie, tra cui la pizza di Quirino D'Angelo preparata con un forno in terra cruda e la piada cotta sulle tipiche teglie di Montetiffi realizzate da Maurizio Camilletti (chi lo desidera può portare da casa il proprio impasto di piada, che verrà steso e cotto direttamente sulle teglie). Allieteranno la serata i “Balli nell’aia”, melodie e balli folkloristici a cura del gruppo di musica etnica e tradizionale “Uva Grisa”.
AmarMET – (Mi rimetto in dialetto locale) nasce dalla collaborazione tra Fo.Cu.S. (Fondazione Culture Santarcangelo) e l’associazione “Espressione a 512 gradi” con il contributo dell’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Santarcangelo. Il progetto – che partecipa al bando IBC “Giovani Per il Territorio” della Regione Emilia-Romagna (seconda edizione) – ha l’obiettivo di diffondere la cultura del recupero, riacquisizione e rigenerazione del territorio agricolo inteso come radice storica, antropologica, ecologica da cui ha origine l’identità culturale. Va dunque in questo senso la valorizzazione del Museo Etnografico di Santarcangelo, in quanto bene culturale di presidio dei beni materiali e immateriali, detentore della saggezza e dei saperi contadini – come guide agricole e sociali – rivitalizzati da un naturale impulso alla sostenibilità e allo sviluppo di comunità non solo in termini “conservativi” e “tutelativi”, ma come traccia con cui riprogettare la pianificazione agricola.