Alla riscoperta e valorizzazione dei balli e delle musiche popolari di confine, al via "Venolta"
Nelle scenografiche cittadine di Pennabilli, Sant’Agata Feltria e Casteldelci, sabato 19 e domenica 20 novembre andrà in scena la prima edizione di "Venolta - Piccolo festival dei balli e delle musiche popolari di confine": due giorni di incontri, testimonianze, laboratori, veglie a festa sui balli e le musiche popolari della tradizione per riscoprire e salvaguardare questo patrimonio culturale comunitario.
L’obiettivo di questa prima edizione, è quello di valorizzare in particolare il Ballo in sei, antico ballo da veglia - tipico del territorio dei comuni di Pennabilli, Sant’Agata Feltria e Casteldelci che patrocinano l’evento - con la speranza che ritorni a far parte delle odierne situazioni di festa della comunità.
L’idea del piccolo festival parte dal lavoro del ricercatore e suonatore di organetto Thomas Bertuccioli, insieme all'appassionato di usanze locali Piergiorgio Rosetti, che da due anni e mezzo intervistano gli anziani del territorio per ricostruire il modo con cui ci si divertiva un tempo: incontrarsi a casa di qualcuno con un suonatore della zona per ballare, cantare, raccontare e ascoltare storie, improvvisare stornelli. La finalità di questa ricerca - che continua tutt'oggi - non è solo documentativa, ma ha anche un forte carattere sociale: da una parte si passano bellissimi momenti di convivialità con gli anziani e dall’altra consente che questi modi genuini e comunitari di stare insieme proseguano nella quotidianità attuale tra persone di generazioni diverse.
Inoltre vi è un'attenzione vera e propria a "salvare" un patrimonio culturale dalla completa scomparsa; balli, canti e stornelli che solo fino agli anni settanta del secolo scorso si ballavano ancora come il Ballo in Sei (chiamato anche Balinsia o Saltarello), la manfrina (o monferrina), la lavandera, il trescone e la furlena (probabilmente il più antico tra questi, di origini arcaiche propiziatorie).
Piergiorgio Rosetti commenta “Gli anziani di oggi sono gli ultimi testimoni diretti di un modo antico di socializzare, proprio della millenaria civiltà contadina, quasi completamente scomparsa. Oggi è l'ultima possibilità che la comunità ha per raccogliere il testimone dagli anziani e far sì che questi balli, canti e musiche non si perdano per sempre. Affinchè non muoiano, le cose occorre viverle. E’ certamente importante il lavoro della ricerca universitaria che documenta e salva, ma occorre anche che questo patrimonio culturale immateriale continui ad essere vissuto dalle persone comuni. Ecco noi vogliamo che i balli, canti e musiche di un tempo continuino ad essere presenti nella comunità.”
Nei due giorni di festival sono in programma laboratori di balli e musiche aperti a chiunque voglia partecipare, momenti di convivio e veglioni.
Tutto l’evento sarà inoltre costellato dalla presenza di testimoni, persone che hanno memoria di veglie a festa, di balli e canti della tradizione.