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Biblioteca Gambalunga, i preziosi volumi del Cinquecento faranno il "giro" del mondo

La catalogazione informatizzata delle cinquecentine, grazie ad un progetto completamente finanziato della Regione che ha scelto i 5000 esemplari della Gambalunga per questo lavoro

Il prezioso patrimonio dei libri a stampa del Cinquecento della Biblioteca Gambalunga sarà presto consultabile in tutto il mondo. E' ripresa da mercoledì la catalogazione informatizzata delle cinquecentine, grazie ad un progetto completamente finanziato della Regione Emilia-Romagna che ha scelto i circa 5000 esemplari della Biblioteca Gambalunga per questo lavoro che, dal catalogo online nazionale (Sbn), metterà a disposizione di tutti gli utenti e studiosi le edizioni del 16esimo secolo possedute dalla Biblioteca.

L’attività di catalogazione informatizzata delle edizioni del 16esimo secolo si fonda sul censimento cartaceo avviato nel 1983 dalla Soprintendenza per i beni librari e documentari della Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Censimento nazionale dell’Istituto centrale per il catalogo unico (Iccu) dell'allora Ministero per i beni e le attività culturali. Sono state censite, con schede comprendenti dati bibliografici e relativi agli esemplari, le Cinquecentine italiane e straniere possedute dalle biblioteche emiliano-romagnole di oltre 240 istituti sia pubblici sia privati, per un totale di circa 200.000 esemplari.

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Il lavoro di catalogazione informatizzata, in corso di completamento, renderà facilmente recuperabili una mole di informazioni utilissime alla ricerca di varie discipline, non solo umanistiche, agevolando la diffusione e la conoscenza di preziosi scrigni di conoscenza e bellezza. Fra questi, un esemplare della Divina Commedia stampato a Venezia nel 1536 da Giolito, ricca di incisioni xilografiche, come quella del frontespizio con il ritratto di Dante.
L'Italia ha giocato un ruolo importantissimo nel percorso della diffusione dei libri a stampa nel Cinquecento, basti pensare che nella prima metà del Cinquecento Venezia produce quasi la metà dei libri stampati in Italia. Agli inizi del secolo (1501), Aldo Manuzio inventa e pubblica i suoi “enchiridia” (libri tascabili), classici latini senza note e senza commento, realizzati con il nuovo carattere corsivo di Francesco Grifo. Anche a Rimini l'attività tipografica è intensa. Si inizia con Pietro Cafa che lavorò dapprima a Venezia come fonditore di caratteri nell'officina di Aldo Manuzio, nel 1510 era a Pesaro presso Girolamo Soncino e nel 1511 introdusse la stampa a Rimini, dove risulta ancora residente nel 1512. Ancora, Lorenzo Diotallevi, editore e libraio di Rimini, figlio di Diotallevo, tenne bottega prima in contrada S. Simone, poi al Corso. Giovanni Simbeni, tipografo veneto, fu attivo a Rimini. Solo per citarne alcuni.

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