rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Indagine di Unindustria: fosche le previsioni sull'economia riminese

Non si vedono segnali di ripresa all'orizzonte, per gli industriali industriali è necessario che l'attività amministrativa a Rimini sblocchi alcuni atti fondamentali

Al 30 giugno 2014 le imprese attive sul territorio della Provincia di Rimini hanno subito un decremento del -2,1% rispetto al 30 giugno 2013 (elaborazione Infocamere Stockview su dati Registro Imprese Camera di Commercio di Rimini). Il calo è superiore sia al dato regionale (-1,3%) che a quello nazionale (-0,8%). In particolare il settore delle costruzioni è fra quelli più penalizzati (nella provincia di Rimini 185 iscrizioni, 317 cessazioni: -132 imprese).  Anche i recenti dati regionali di Unioncamere mostrano un calo del volume d’affari nel settore edile del 3% (nel secondo trimestre 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente) e le imprese attive a fine giugno 2014 sono diminuite in un anno di 1649 unità (-2,3%). Per completare il quadro una recente indagine del quotidiano economico “il Sole 24 ore” stima un calo delle assunzioni nella nostra Provincia nel 2014 del 17% rispetto al 2013 (non considerando i lavoratori stagionali). Dato peggiore di tutta l’Emilia Romagna e confermato anche da un’altra indagine Unioncamere e Ministero del Lavoro che stima 1.630 posti di lavoro in meno nel corso del 2014.

Primo semestre 2014. Fatturato totale: è aumentato (+2,77%) rispetto al primo semestre 2013. Aumento determinato ancora una volta soprattutto dal fatturato estero (+5,43%), infatti quello interno aumenta del +1,10%. L’aumento del fatturato dopo anni di flessione però è determinato (oltre che dalle esportazioni) dall’utilizzo dello stock del magazzino (come dimostrano il calo consistente delle giacenze nelle grandi imprese e la riduzione della produzione). Con riferimento alla classe dimensionale delle imprese, la performance migliore la registrano le piccole imprese (+11,10%), seguite dalle grandi (+4% con fatturato estero a +5,80%), mentre le medie imprese hanno visto una diminuzione del fatturato (-3,20%), anche se quello estero è positivo (+2,20%). Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 56,50% con una percentuale del 64% nelle grandi aziende, del 51,10% nelle aziende comprese fra 50 e 249 addetti e del 19,40% nelle aziende con meno di 50 dipendenti. Produzione: marginale diminuzione rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente (-0,07%), riduzione determinata dalle imprese con un numero di dipendenti maggiore o uguale a 250 (-3,80%), in quanto nelle medie (+2,60%) e nelle piccole (+4,90%) il dato è positivo. Occupazione: diminuita (-1,57%) a causa del calo riscontrato soprattutto nelle grandi imprese (-2,50%). Anche nelle medie imprese c’è stata una diminuzione (-0,80%), mentre nelle piccole è aumentata del +0,30%.  Ordini totali: il 34,72% delle imprese li ha visti in aumento, il 16,67% in diminuzione e il 48,61% stazionari. Gli ordini esteri segnano una percentuale di imprese che li ha avuti in aumento del 37,50%, per il 51,79% sono stati stazionari e una percentuale del 10,71% li ha visti in diminuzione. Giacenze: mostrano un aumento per il 18,37% del campione, stabilità per il 55,10% e diminuzione nel 26,53% dei casi (con il dato delle grandi imprese già commentato sopra).  Costo delle materie prime: aumentato per il 23,68% delle imprese, il 63,16% considera il dato stazionario e il 13,16% delle aziende l'ha visto in diminuzione.

Dal confronto con i semestri precedenti "risulta l'interruzione della perdita di fatturato che era stata una costante degli ultimi 18 mesi e si conferma la componente estera quella preponderante ai fini dell’aumento. Il mercato interno non mostra più i parametri negativi delle ultime rilevazioni, ma rimane comunque ancora debole". "Si ribadisce come l’incremento del fatturato non sia avvenuto contestualmente ad un aumento di produzione che è un segnale sicuramente non incoraggiante. Infatti la produzione ha imboccato nuovamente il territorio negativo, mentre nell’ultimo anno era stata, seppur di poco, in aumento. Continua anche la perdita di posti di lavoro come del resto documentato quasi quotidianamente su tutti i media nazionali e locali". "Il dato riferito agli ordini totali ritocca, migliorandolo, quello di sei mesi fa: più di un terzo delle imprese li ha visti in aumento e quasi la metà stazionari. Invece il parametro degli ordini esteri è peggiorato rispetto all’ultima rilevazione (diminuiscono le imprese che li hanno visti in aumento e crescono quelle che li hanno visti in diminuzione). Diminuiscono le aziende che hanno visto in aumento i costi delle materie prime rispetto al semestre precedente , ma rimangono una percentuale molto maggiore rispetto ad un anno fa".

Previsioni secondo semestre 2014. Produzione: viene previsto in aumento dal 30,99% delle imprese, il 54,93% prevede una situazione di stazionarietà e il 14,08% degli imprenditori prevede una diminuzione. Tale dato negativo è in crescita rispetto ad un anno fa quando era pari all’8,33% Ordini totali: il 28,95% degli imprenditori prevede una crescita, il 55,26% stazionarietà e il 15,79% una diminuzione. Gli ordini esteri sono previsti in aumento dal 27,12% del campione, per il 64,41% saranno stazionari e per l’8,47% in diminuzione. Giacenze: sono previste stazionarie per il 70% del campione, il 10% le prevede in aumento e il 20 % se le aspetta in diminuzione. Occupazione: sono stazionarie per l’80% delle imprese, in crescita per il 13,33% e in calo per il 6,67%. Nessuna grande impresa la prevede in ulteriore calo. Ricorso alla cassa integrazione: il 14,67% lo considera poco probabile, il 30,67% lo considera probabile (il 24% probabile ma limitato e il 6,67% probabile e consistente) e il 54,67% lo esclude.

"In linea con i semestri precedenti, quindi, non si riuscirà ancora ad imboccare la via della ripresa viene confermato nei dati previsionali", spiegano da Confindustria. "Pur essendo positivo il saldo fra chi prevede produzione e ordini in aumento rispetto alle imprese che li prevedono in diminuzione, tale saldo tende a peggiorare soprattutto se confrontato con il semestre precedente. Nella produzione in particolare diminuiscono le imprese che la prevedono in aumento e aumentano (rispetto ad un anno fa) o rimangono invariate (rispetto a sei mesi fa) quelle che la prevedono in diminuzione". Per gli ordini valgono sostanzialmente le stesse considerazioni. Merita una citazione, anche se non basta a rendere il quadro meno preoccupante, il dato che riguarda le imprese che prevedono in calo gli ordini esteri: è il più basso degli ultimi anni. Anche per l’occupazione non è previsto un cambiamento di scenario a breve, sebbene il dato relativo alle imprese che la prevedono in diminuzione (il più basso delle ultime rilevazioni) sembra far emergere un arresto della caduta. Le giacenze riflettono previsioni sostanzialmente in linea con quelle delle ultime indagini effettuate".

Accesso al credito, segnali di distensione. Dai dati di Banca d’Italia riferiti alla Provincia di Rimini risulta che a giugno 2014 gli impieghi delle banche alle imprese private sono diminuiti di 83,41 milioni di euro su base annua (-1,59%) dato in miglioramento rispetto al - 11,9% (708,67 milioni di euro) registrato nel giugno 2013.  Se confrontiamo il dato degli impieghi rispetto al mese precedente, gli stessi sono diminuiti di 68,61 milioni di euro rispetto a maggio 2014 (-1,3%), mentre a giugno 2013 la variazione mensile era del – 2,5% (135 milioni di euro). Anche l’Indagine che Confindustria Rimini svolge periodicamente fra i propri associati denota quello che auspichiamo possa rappresentare un allentamento del credit crunch. La percentuale del campione che ritiene sia in atto un razionamento del credito infatti è del 53,49%, dato più basso rispetto alla precedente rilevazione e al di sotto di tutte le altre rilevazioni effettuate nell’ultimo anno e mezzo. Anche per quel che riguarda il costo del denaro, l’aumento dello stesso è avvenuto per il 42,22% delle imprese, percentuale non di poco conto, ma se consideriamo che un anno fa tale percentuale superava il 70%, si auspica che anche sul fronte dell’onerosità dei finanziamenti ci si possa avviare verso una situazione di maggior sollievo per le imprese. "In questo senso le misure annunciate recentemente dalla BCE vanno sicuramente nella giusta direzione per favorire gli investimenti delle imprese e di conseguenza stimolare la crescita".

In definitiva, quindi, secondo gli industriali, "la situazione conferma tutta la complessità del quadro economico. Si è ancora lontani dall’aver intrapreso il cammino che porta alla ripresa ed è addirittura difficile consolidare i piccoli risultati positivi che si intravedono.Si auspica inoltre che gli indicatori qualitativi previsionali, che si mantengono con un saldo positivo fra chi li prevede in aumento e chi in diminuzione, trovino finalmente riscontro nei dati quantitativi cosa che fino ad ora non è ancora avvenuta.A livello macro l’economia globale sembra ritrovare slancio grazie agli USA e ad alcuni mercati emergenti. Nell’Eurozona, invece, la ripresa che si era appena intravista è già in affanno".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Indagine di Unindustria: fosche le previsioni sull'economia riminese

RiminiToday è in caricamento