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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Scoppiano le carceri in Emilia Romagna: la metà dei detenuti è straniera

I dati aggiornati al 30 novembre sulle presenze negli istituti penitenziari dell'Emilia-Romagna vedono, a fronte di una capienza regolamentare di 2.464 posti, 3.480 (138 donne) detenuti effettivamente

Resta critica la situazione riguardante il sovraffollamento delle carceri in Emilia Romagna.  I dati aggiornati al 30 novembre sulle presenze negli istituti penitenziari dell’Emilia-Romagna vedono, a fronte di una capienza regolamentare di 2.464 posti, 3.480 (138 donne) detenuti effettivamente, di cui 1.772 stranieri (50,9% del totale). 648 sono in attesa di primo giudizio, dei 1.419 ancora imputati (40,8%), mentre i condannati definitivi sono il 59,2%.

Fra gli stranieri, la proporzione si inverte: gli imputati sono 928 (52,4%) e i condannati definitivi costituiscono il 47,6% del totale. Infine, rispetto all’applicazione della Legge 199/2010 (“Disposizioni relative all'esecuzione presso il domicilio delle pene detentive non superiori a diciotto mesi”), dalle carceri dell’Emilia-Romagna sono uscite 253 persone (26 donne, 120 stranieri).

Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personalee, sprime forte preoccupazione per il rischio che il disegno di legge Severino sulle misure alternative al carcere non venga approvato, in seguito all’annuncio delle dimissioni del presidente del Consiglio, Mario Monti. Quanto a protocollo sottoscritto il 20 novembre scorso dal governo, ha evidenziato che si tratta di "un fatto molto positivo, anche perché questa firma fa obbligo agli Stati, entro un anno dalla ratifica, avvenuta il 20 novembre 2012, a dotarsi di organismi indipendenti di controllo e ispezione sui luoghi di detenzione, in grado di verificare l’effettivo rispetto della Convenzione Onu. I Garanti regionali vengono valorizzati e traggono una legittimazione ulteriore, ma si può sperare che si apra finalmente la strada alla nomina di una figura di garanzia sul piano nazionale".

Il Protocollo appena ratificato dall’Italia "sancisce che per privazione della libertà s’intenda qualsiasi forma di detenzione o d’incarcerazione- aveva sottolineato Desi Bruno-, sia il collocamento di una persona in uno stabilimento di sorveglianza pubblico o privato dal quale essa non è autorizzata a uscire liberamente, ordinato da un’autorità giudiziaria o amministrativa o da qualsiasi altra autorità pubblica. Oltre ad assolvere obblighi di carattere internazionale, l’istituzione di un Garante nazionale sarebbe il naturale coronamento del percorso intrapreso in via sperimentale con i Garanti locali".

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