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Il Pd di Rimini scrive a Enrico Letta: "I problemi non si risolvono con le armi, vinca pace e diplomazia"

Il segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti, il sindaco Jamil Sadegholvaad e il presidente della Provincia Riziero Santi prendono carta e penna e scrivono al segretario nazionale del Pd Enrico Letta

Il segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti, il sindaco Jamil Sadegholvaad e il presidente della Provincia Riziero Santi prendono carta e penna e scrivono al segretario nazionale del Pd Enrico Letta. Lo fanno a nome dei sindaci e della comunità del Partito democratico riminese. Lo fanno a seguito dell'ultima direzione provinciale del Partito democratico in cui si è analizzata anche la situazione a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina. "Scriviamo questa lettera aperta per metterti a conoscenza della fortissima preoccupazione delle nostre comunità e della nostra gente riguardo il rapido e incontrollato crescendo di parole, dichiarazioni, atteggiamenti che conducono tutti nella drammatica direzione di una escalation bellica allargata al livello globale. Le ultime ore, in tal senso, sono state indicative per quanto devastanti. Diversi leader o portavoce di Paesi europei e non europei hanno depositato con estrema leggerezza ai media affermazioni in cui esplicitamente si parla di guerra nucleare.
Quello che per decenni è stato anche un tabù lessicale, figlio della tragedia dell’ultima guerra tra continenti e della successiva ricostruzione di un orizzonte libero, democratico, non violento, ora è diventato argomento normale di dibattito in tv, sui giornali e ogni altro mezzo di comunicazione".

Nella lettera proseguono: "Se la diplomazia e la politica si trasformano in una arena governata da impulsi vuoti di razionalità, il rischio è quello di un progressivo scivolamento per forza d’inerzia in una mobilitazione bellica generale. Una sorta di irresponsabile sonnambulismo  della ragione che ormai perimetra  quell’azione diplomatica necessaria, ostinata e determinata nei confronti della Russia di Putin, feroce, ingiustificato e ingiustificabile invasore  dell’Ucraina, esclusivamente nel campo delle dotazioni belliche per riforniscano il popolo invaso.
La storia ci insegna che questa non può e non deve essere l’unica strada. Spesso, anche nel Partito democratico, viene preso a modello fondante una figura come quella di John Fitzgerald Kennedy. Proprio il Presidente americano seppe risolvere, insieme al suo corrispettivo sovietico Kruscev, la drammatica crisi dei 13 giorni facendo valere fino all’ultimo secondo di un countdown che pareva inesorabile la forza e l’evidenza razionale di una trattativa che avrebbe evitato al mondo di scivolare in una nuova e più terribile guerra".

E proseguono: "Qualcuno ha detto che una nuova guerra comincia quando si perde memoria di quella precedente. Ma nell’escalation verbale di questi giorni e di queste ore si apre una voragine ancora più sconcertante della sola amnesia: è la banalità degli argomenti, l’approccio quasi ludico alla complessità e alla sofferta sedimentazione in anni di temi come la geopolitica, la quasi totale assenza della valutazione dei danni umani e materiali di un conflitto allargato a trazione nucleare. Evidentemente la cultura della superficie, e cioè che qualunque argomento possa essere ridotto e svilito a un poco informato confronto ‘o bianco o nero’, si è inserita anche in questa che non può che essere la discussione delle discussioni.

In conclusione: "Per questo, caro Enrico, ti scriviamo, essendo il Partito Democratico ormai l’unica forza politica popolare che ha esplicitamente nel suo dna e nella sua pratica il mezzo e il fine del confronto. Se le Agorà del Pd sono i nuclei di una discussione allargata, in cui partito e società tutta trovano il tempo e le ragioni di una dialettica tra idee e quindi sintesi, allora su un tema così importante come una terza guerra mondiale già buttata lì come ipotesi deve essere affrontato e discusso negli ambiti nazionali, regionali e locali. Francamente non sappiamo individuare alcun argomento superiore a questo per riunire le nostre Agorà e discutere. Crediamo che oggi, ora, il contributo più alto e grande che possa dare il Pd, architrave della nostra democrazia e della repubblica, debba essere la discussione libera e partecipata a una domanda sul presente e sul futuro, sulla pace, sulla diplomazia, ricercando fino all’ultimo la possibilità che non scada il countdown nell’indifferenza generale".

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