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Cronaca

Avvelena il compagno col veleno per topi: "L'ho fatto per intascare i suoi soldi"

Già vedova per due volte, ha tentato la triplete per poter mettere le mani sull'eredità dell'anziano

Lei, 79enne e già vedova per due volte, si era legata sentimentalmente a un 83enne che ha poi cercato di uccidere utilizzando del veleno per topi. La donna, finita nel mirino degli inquirenti dell'Arma, dopo un anno di serrate indagini ha vuotato il sacco ammettendo di aver somministrato all'anziano allettato da una malattia degenerativa piccole dosi giornaliere fino a causare uno shock emmoragico. La vicenda era emersa nell'agosto dello scorso anno quando l'uomo era stato portato al pronto soccorso dell'Infermi in preda a un dissanguamento. In un primo tempo si era pensato a un'eccessiva dose di qualche farmaco anticoagulante ma, il responso, era stato negativo. A provocare quell'emoraggia era stato il veleno per topi ma, a questo punto, gli inqurenti si erano domandati come l'anziano non autosufficente potesse averlo ingerito. Nella casa in campagna, dove l'anziano vive con la compagna e la badante, gli investigatori avevano trovato il veleno ma si erano sentiti rispondere che serviva appunto per i ratti.

Ne è seguito un anno di indagini serrate, fatte di accertamenti medici accurati, intercettazioni telefoniche e vari sopralluoghi nella dimora di famiglia, con la 79enne che nella giornata di ieri è stata convocata in Procura per la stretta finale. La donna, davanti ai risultati, ha confessato tutto raccontando ciò che aveva fatto, prima al capo della sezione pg dei Carabinieri di Rimini, Luigi Prunella, e poi al sostituto procuratore Luca Bertuzzi. L'anziana ha spiegato di averlo fatto per i soldi del compagno, che aveva già fatto testamento lasciando a un figlio di lei un appartamento e alla donna un'altra casa, preoccupata che i figli perdessero l'abitazione o che lei fosse costretta a lasciare la propria. Nella sua ricostruzione, la 79enne ha raccontato di aver somministrato al compagno, col quale non si era mai sposata ma che condivideva l’abitazione da trent’anni, piccole dosi di veleno per topi per cinque volte. Un avvelenamento lento che stando alle indagini di Procura e carabinieri era durato almeno per una decina di giorni. Fino a quando una sera dell’estate scorsa, l’83enne aveva iniziato a mostrare i sintomi di una forte scoagulazione del sangue.

L’immediato trasporto in Ospedale avevano salvato la vita dell’83enne già compromessa da una lunga malattia degenerativa cognitiva. Ma quella crisi aveva destato in sospetti dei medici. Quando non si sono stati più dubbi sulla presenza di topicida nel sangue dell’anziano, sono scattate le perquisizioni domiciliari e l’indagine si è fatta via via più approfondita. Come un personaggio di “Arsenico e vecchi merletti” di Frank Capra, l’anziana donna ha tenuto il segreto per un anno intero. Per farla crollare sono state necessarie quattro ore in Procura e le pressioni dei figli, totalmente estranei ai fatti, che più volte i carabinieri hanno sentito implorare: “mamma dillo che sei stata tu”. La 79enne non è stata arrestata, ma denunciata per tentato omicidio aggravato, soprattutto per l’età avanzata e perché la famiglia ha collaborato alle indagini.

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