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Cronaca Riccione

Fallimento del Grand Hotel di Riccione, l'Appello sospende la liquidazione della società proprietaria dell'immobile

La storica struttura liberty inaugurata nel 1929 fa capo alla Marebello Spa travolta da un passivo che si aggira sui 20 milioni di euro

Colpo di scena nella procedura fallimentare della Marebello Spa, società travolta da un passivo di 20 milioni di euro, proprietaria del Grand Hotel di Riccione. Risale al 2022 il ricorso presentato dalla società del patron Gianni Andreatta per ottenere l’ammissione al concordato preventivo ma la maggioranza dei creditori aveva votato contro l’ammissione al concordato, dando quindi seguito al fallimento. Dopo la dichiarazione di bancarotta fatta dal Tribunale di Rimini lo scorso settembre il nuovo avvocato della Marebello, il professor Stefano Barbiani, ha proposto reclamo contro la sentenza di fallimento. Il presidente della terza Sezione Civile della Corte d’Appello di Bologna, lette le motivazioni, ha sospeso le operazioni di liquidazione dell’attivo fallimentare ed ha fissato per il prossimo 9 febbraio un'udienza la trattazione del procedimento.

Il Grand Hotel Riccione fu progettato nel 1929, per volere del Commendatore Gaetano Ceschina, noto imprenditore milanese, dall’architetto Rutilio Ceccolini di Pesaro. L’edificio, alla cui realizzazione collaborò anche l’ingegner Galeazzo Pullè fu costruito a tempo di record in soli 100 giorni. Con le sue 155 stanze arredate in maniera sontuosa, aveva impressionato talmente coloro che l’avevano visto sorgere, da essere considerato “il più grandioso e moderno albergo della riviera romagnola” e divenne presto uno dei ritrovi privilegiati dell’élite fascista. Dopo la seconda guerra mondiale, che ha visto il Grand Hotel diventare il comando delle truppe alleate, è stata aggiunta una piscina olimpionica.

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