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Cronaca

La memoria di ferro di un carabiniere inchioda il ladro di oggetti sacri

L'uomo, trapiantato nel riminese, aveva messo a segno una serie di furti nelle chiese di Senigallia, ad incastrarlo le telecamere a circuito chiuso

Un catanese di 34 anni trapiantato in Emilia Romagna tra le provincie di Modena e Rimini, è stato denunciato dai Carabinieri di Senigallia per due furti aggravati. I colpi sono stati messi a segno in Cattedrale e nella Chiesa della Maddalena, dove l’uomo aveva sottratto calici, pissidi e fregi decorativi, donati dai fedeli alle chiese nel corso degli anni, ma privi di valore storico-artistico. I furti, denuncianti con qualche giorno di ritardo, sono stati commessi il 26 aprile e il 1 maggio, rispettivamente nel Duomo di Senigallia e nella chiesa della Maddalena. Il modus operandi è sempre lo stesso:  il 34enne entra in chiesa come un normale turista, si finge interessato a fotografare con il suo smartphone tele, stucchi e arredi sacri. Poi, appena rimane da solo, ne approfitta per rubare tutto quello che riesce a prendere. 

Il 26 aprile, in Cattedrale ha tentato perfino di violare il tabernacolo e non ci è riuscito solo perché la chiave era in possesso del parroco, evitatando la profanazione delle ostie consacrate. Il catanese è comunque riuscito ad impossessarsi di un calice e di una pisside poggiati sulla mensola nei pressi dell’altare maggiore, per poi spostarsi in sagrestia e rubare un altro calice da un armadio. Si tratta di vasi sacri in metallo stampato, bagnati in oro, donati da alcuni fedeli nel corso degli anni, ma privi di valore storico e artistico. Il 1° maggio successivo, il catanese ha colpito nella Chiesa della Maddalena. Probabilmente ha agito con un complice che gli ha fatto da palo in fondo alla chiesa. Dal terzo altare sulla destra, quello dedicato alla Madonna del Rosario di Pompei, il malvivente ha staccato alcuni fregi decorativi costituiti dalle stelline in cristallo che formavano le aureole della Madonna e di Gesù bambino, due corone piatte collocate sul capo della Madonna e di Gesù bambino, ed infine un cartiglio con la scritta “Ave” posizionato in basso. Le corone e il cartiglio erano in oro e furono donate a devozione da una donna di Senigallia nel 1956 a completamento dei lavori di restauro dell’altare. Il 34enne non ha fatto i conti però con la presenza delle sistema di videosorveglianza. Fondamentali ancora una volta per la risoluzione del caso sono state le immagini registrate dalle telecamere a circuito chiuso. I fotogrammi sono stati inviati ai vari comandi dell’Arma su tutto il territorio nazionale. Un Appuntato in servizio alla Compagnia di Rimini lo ha riconosciuto i quanto lo aveva controllato qualche giorno prima. Il Catanese era stato scarcerato a gennaio (2018), dopo essere finito in carcere nel 2014 per una serie di furti ai danni di chiese della provincia di Modena.

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