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Cronaca Cattolica

I giusti in Emilia-Romagna: la storia di Cesare Finzi e del sarto cattolichino Guido Morganti

La Regione ricorda quanti si prodigarono per salvare gli ebrei dall'olocausto. La sindaca Foronchi: “Chi salva una vita salva il mondo intero. Testimonianza e senso civico, guardiamo ai Giusti quali esempi di grandissima umanità”

 “Chi salva una vita salva il mondo intero”. Riprendendo questa frase del Talmud di Babilonia, la Sindaca di Cattolica, Franca Foronchi è intervenuta stamani nella Sala Polivalente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. Si è svolto oggi, infatti, l’evento “I Giusti in Emilia-Romagna. I non ebrei che salvarono gli ebrei” realizzato dall’Assemblea legislativa in collaborazione con il Museo Ebraico di Bologna. Si celebra oggi, 6 marzo, la "Giornata europea dei Giusti" per commemorare chi si è opposto a genocidi e totalitarismi, istituita nel 2012 dal Parlamento europeo su proposta del Gariwo - Foresta dei Giusti. "Sono qui - ha sottolineato la Sindaca - perché è importante testimoniare, tramandare, e soprattutto a rappresentare le Istituzioni, come altri Primi cittadini, per quel senso civico che deve farci guardare ai Giusti quali esempi di grandissima umanità".

Insieme alla Sindaca, l'Assessore alla Cultura Federico Vaccarini, e Valeria Belemmi, che da anni coordina i progetti sulla Memoria, hanno raccolto l'invito a partecipare all’incontro giunto dalla Presidente dell’Assemblea legislativa, Emma Petitti. Il cuore della mattinata, dedicata alle scolaresche, ha visto la presentazione della video testimonianza di Moisè Cesare Finzi ed il racconto di quanto fatto dal sarto cattolichino Guido Morganti. Morganti nel 2007 ricevette il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni, per aver salvato 13 componenti delle famiglie ebree Finzi e Rimini dalla deportazione nei campi di concentramento nazisti.  La figura di Morganti, inoltre, è stata delineata anche da Patrizia Di Luca dell’Università di San Marino. La video testimonianza di Finzi, invece, sarà disponibile in un database dedicato alle storie dei Giusti promosso dall’Assemblea legislativa .

Poco dopo l'8 settembre 1943 Moisè Cesare Finzi, che all'epoca aveva 13 anni, per evitare la cattura è costretto a fuggire in gran fretta con la propria famiglia e quella dello zio materno Giuseppe Rimini. Il gruppo arriva a Gabicce e ottiene, grazie all'aiuto del segretario comunale Sgarbi, nuovi documenti falsi. Ma il luogo non è sicuro perché lì tutti loro sono conosciuti con il vecchio nome. Prima di ripartire passano a ritirare le stoffe lasciate nel frattempo a Guido Morganti, il sarto a cui avevano chiesto di confezionare dei cappotti, in previsione di una fuga lunga e difficile, con l'inverno alle porte. Mentre sono nella bottega qualcuno involontariamente si lascia sfuggire la propria vera identità. Morganti riconosce nel cognome Rimini quello di un conoscente di Mantova che anni prima aveva aiutato la sua famiglia. In due giorni organizza il trasferimento degli ebrei e li porta personalmente con un carro trainato dai buoi a Mondaino, in provincia di Rimini, dove il gruppo riesce a nascondersi fino alla fine della guerra, scampando alla deportazione.

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