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Il Mar invita Romagna Next a "Non discriminare intere parti del territorio"

Bernabè: "Perché rimanere vincolati a un’idea di “Romagna” basata su vecchi confini amministrativi provinciali e non – piuttosto – sulla base di una collaborazione unitaria di Comuni?"

In occasione della chiusura del tour di Romagna Next a Rimini, il coordinatore regionale del M.A.R. ha consegnato una lettera aperta al Comitato Istituzionale del laboratorio condiviso dalle amministrazioni comunali e provinciali per promuovere la cooperazione tra cittadini, istituzioni, imprese, categorie sociali ed economiche al fine di trasformare la visione strategica del futuro per la Romagna in un realistico percorso di cambiamento. "Dal nostro luogo privilegiato di osservatori imparziali - spiega Fabrizio Barnabè, Coordinatore regionale del M.a.r. - abbiamo seguito la nascita e lo sviluppo del progetto Romagna Next con grande fiducia, condividendone le finalità e l’immenso potenziale. Abbiamo però constatato – e non vi nascondiamo una certa delusione - che la “Romagna” a cui ci si riferisce include le sole Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, escludendo di fatto Imola e l’intera valle del Santerno. Comprendendo le ovvie ragioni amministrative alla base di questa scelta, non possiamo fare a meno di chiederci e chiedervi: perché rimanere vincolati a un’idea di “Romagna” basata su vecchi confini amministrativi provinciali e non – piuttosto – sulla base di una collaborazione unitaria di Comuni? La Romagna non è delimitata dai soli confini delle tre Province di Ravenna, Forlì- Cesena e Rimini: è un’area ben precisa con una storia ben precisa, che si traduce in cultura, economia, turismo, identità. Perché discriminare intere parti di Romagna (la già citata valle del Santerno, ma anche parti di Romagna fiorentina come Marradi e Palazzuolo sul Senio, ad esempio)? Perché (passateci la parola forse un po' forte) emarginare le comunità romagnole che potrebbero contribuire all’unità della Romagna, pur non essendo amministrate dalle tre province maggioritarie? Un romagnolissimo produttore di romagnolissimo Sangiovese nella romagnolissima valle del Santerno (Città Metropolitana di Bologna) o di Albana di Romagna (le più premiate, ultimamente, proprio nell’imolese) ha meno diritti di essere incluso nel progetto di valorizzazione della Romagna rispetto ai suoi vicini di casa faentini, ravegnani, o forlivesi, cesenati, riminesi? È così difficile pensare a una Romagna - terra del “ben vivere” e dell’inclusione - in cui possano collaborare tanto i Comuni romagnoli delle Province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini quanto i Comuni romagnoli amministrati dalla Città Metropolitana di Bologna o da quella di Firenze? Ci sono forse muri che ci dividono? Noi ci auguriamo di no. E, augurandoci la più florida riuscita del progetto Romagna Next, auspichiamo che ne possano trarre giovamento tutte le comunità romagnole, per una Romagna proiettata nel futuro, sempre più unita".

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