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Cronaca

Lavoratori stagionali: "Siamo noi i nuovi schiavi", Indino: "Noi stiamo dalla parte della legalità"

La denuncia arriva da un servizio di Repubblica che ha indagato sul lavoro stagionale ascoltando i racconti di tanti dipendenti che si dicono "Sottopagati e sfruttati"

La denuncia arriva da un servizio di Repubblica che ha indagato sul lavoro stagionale ascoltando i racconti di tanti dipendenti che si dicono "Sottopagati e sfruttati: siamo noi i nuovi schiavi". Denunce che si ripetono puntualmente ogni estate ma, come riporta il quotidiano, con il Covid la situazione è peggiorata e secondo le testimonianze raccolte "I contratti per noi stagionali sono fasulli: dovremmo lavorare sei ore e ne facciamo il doppio, non abbiamo il giorno libero e neanche la copertura per malattia". Oltre al trattamento economico, inoltre, denunciato che "chi viene da fuori è costretto a dormire in sgabuzzini non a norma e a mangiare pasti indecenti". Una ricostruzione che ha mandato su tutte le furie Gianni Indino, presidente Confcommercio della provincia di Rimini, che in una nota stampa ha dichiarato come sia “Facile sparare sugli imprenditori facendo diventare l’esperienza di pochi una regola per tutti: decine di soci ci hanno chiamato infuriati". Non ci sta il numero uno di Confcommercio spiegando che “Avrei voluto evitare di prendere posizione per non soffiare sul fuoco in un momento in cui abbiamo solo bisogno di fare partire la stagione, ma non dopo le decine di telefonate e messaggi di soci infuriati, non posso esimermi di chiarire alcuni aspetti. Come se non bastassero le restrizioni e le difficoltà legate alla pandemia, ora è il momento della gogna mediatica sul nostro turismo. Facile, troppo facile sparare a zero sugli imprenditori e metterli in prima pagina come sfruttatori, paragonandoli a schiavisti. Troppo facile far diventare il racconto di pochi una regola che vale per tutti. Parlo di stipendi, di contratti e di lavoratori stagionali, di tutti quei lavoratori che sono parte integrante, ognuno svolgendo la propria mansione, di un turismo dai grandi numeri, che fa della nostra Riviera una delle mete più ambite d’Italia e d’Europa. Quegli stessi lavoratori che per molti imprenditori negli anni diventano parte della famiglia, per i quali a volte si getta il cuore oltre l’ostacolo pur di onorare gli impegni. Ancora di più in questo anno e mezzo di pandemia, in cui molti sono stati così vicini ai dipendenti da anticipare loro quello che lo Stato prometteva solamente, con la speranza di riuscire insieme a sopravvivere all’emergenza. Certo, per la stagione estiva alle nostre imprese occorrono camerieri, baristi, commessi, portieri, receptionist, cuochi, lavapiatti. Lavori che comportano impegno flessibile a seconda dei flussi. Modalità di lavoro, quelle del turismo, che esigerebbero strumenti più flessibili come i voucher".

"Molte volte - ricorda Indino - ho sentito imprenditori dover rinunciare ad assumere personale perché non trovano chi si impegna la domenica o in orari notturni. Altri lamentarsi di aspiranti dipendenti che preferiscono non essere messi in regola per poter percepire disoccupazione o reddito di cittadinanza. Altri ancora sono delusi dal modo di lavorare dei propri collaboratori. Devo dunque desumere che i lavoratori siano tutti così, che non si trovi personale serio e volenteroso? Assolutamente no, perché conosco il turismo del nostro territorio e non faccio di tutta l’erba un fascio. Teniamo alle figure professionali che sono parte integrante delle nostre attività, le formiamo, investiamo su di loro e ce ne sono tante che restano insieme a noi per decenni, evidentemente con giusta retribuzione, stipendi adeguati e rispetto dei ruoli e delle professionalità. I demoni non sono solo all’inferno e gli angeli non stanno solo in paradiso. Non va dunque alimentato il pregiudizio che chi viene a lavorare in Riviera non veda rispettati i diritti: in questo modo si ottiene qualche click, ma si fa il male di tutto il sistema. Come dico sempre: se c’è chi sbaglia, deve pagare. Noi stiamo dalla parte della legalità e come noi la stragrande maggioranza delle imprese. Dunque, non possiamo soprassedere su questa vergognosa lettura del mondo del lavoro in ambito turistico. Vogliamo sostenere lo scontro tra categorie, tra lavoratori e imprenditori, oppure continuare il percorso intrapreso dalle associazioni di categoria anche insieme alle sigle sindacali per una riforma del mondo del lavoro che porti benefici a tutti? Questo non è il momento dello scontro, non oggi, non ora”.

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