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Cronaca

Le case di riposo del riminese hanno pagato dazio all'attacco del Covid-19

Circa un terzo dei decessi totali per l'epidemia è stato registrato all'interno delle strutture protette

Le case di riposo della provincia di Rimini hanno sostanzialmente pagato dazio all'attacco del Covid-19. Secondo i dati diffusi da Ausl e Prefettura, infatti, circa un terzo dei decessi totali per il Coronavirus è avvenuto all'interno delle strutture protette che non si sono trasformate in focolai della malattia. Nel dettaglio, sui 238 morti che il territorio ha pianto, 89 sono stati nelle cosiddette Cra. I dati, che fanno riferimento a partire dallo scorso 25 febbraio, indicano che nel distretto nord sono presenti 12 strutture per anziani con un totale di 559 posti letto occupati, gli ospiti contagiati risultano 77, di cui 26 deceduti, con una incidenza del 33,7%, e 39 guariti, pari al 50,6%. L’età media dei decessi è di 84,8 anni. In tale contesto gli operatori contagiati sono 30, di cui 21 guariti. Invece, nel Distretto Sud, dove sono presenti 7 Cra per un totale di 357 posti letto occupati, gli ospiti contagiati risultano 63, di cui 19 deceduti, con una incidenza del 30% e 23 guariti, pari al 36%. L’età media dei decessi è di 90,2 anni. In tale dimensione gli operatori contagiati sono 19, di cui 9 guariti. 

I risultati così esposti, secondo AUSL Romagna, sono leggibili anche alla luce della linea strategica assunta negli anni precedenti, soprattutto laddove si consideri l’approccio di presa in carico rispetto alle persone ospitate nelle Cra, che è stato quello della massima tempestività d’intervento attraverso le seguenti azioni che hanno anche anticipato le più recenti Linee guida regionali: esecuzione di tamponi a tappeto in caso di individuazione di una positività; isolamento di tutti i pazienti positivi in apposite Aree Covid, ricavate all’interno delle strutture, quando non indicato il ricovero ospedaliero, e seguite da equipe multidisciplinari appositamente create, con sottoposizione dei pazienti a trattamento analogo a quello ospedaliero, compresa la somministrazione di farmaci e ossigeno; rafforzamento, laddove necessario, del personale assistenziale; sostegno ai gestori attraverso apposita formazione e affiancamento con riferimento ai presidi di protezione individuale e alla gestione del rischio.

Sul piano della formazione l’Azienda sanitaria sottolinea che nella provincia di Rimini dal 2010 ha consentito la partecipazione a studi di sorveglianza sulle infezioni correlate all’assistenza nelle Cra, promuovendo  negli anni ripetuti eventi formativi sul tema della prevenzione (studi HALT). In tale ottica si colloca l’organizzazione di eventi formativi in aula nel corso del 2019, destinati agli operatori delle Cra, sulla prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza e sul buon uso degli antibiotici, nonché un laboratorio didattico intensivo per rilevatori dell’igiene delle mani. Tale iniziativa è stata seguita da una attività di formazione sul campo dei referenti ICA delle Cra presso un reparto ospedaliero e dal mese di gennaio 2020 in ciascuna Cra accreditata per tutti gli operatori. Al fine di portare a compimento la campagna promossa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle Cra e garantire un consumo di gel idroalcolico secondo le  indicazioni regionali, come evidenziato da AUSL, dal 2019 opera una rete di referenti del rischio infettivo anche in  ambito  territoriale, così come in ciascuna Cra accreditata è stato individuato un referente del rischio ICA e 2 referenti per l’igiene delle mani. 

Particolare attenzione è stata dedicata dalla Azienda sanitaria locale alla mirata formazione sulla fase dell’emergenza Covid, assicurando un progressivo e costante adeguamento di contenuti, modalità  e tempi con il progredire dell’acquisizione degli elementi conoscitivi. A tal fine, l’offerta formativa è stata assicurata dall’AUSL attraverso specifiche iniziative come la trasmissione di pacchetti formativi, la produzione di un video “Gestione delle infezioni COVID nelle strutture sociosanitarie” rivolto a tutte le strutture, l’organizzazione di videoconferenze interattive destinate a piccoli gruppi via skipe, nonché visite di formazione sul campo, incentrate su incontri di approfondimento presso ogni struttura con equipe consulenziale COVID multiprofessionale, comprendente infettivologo, pneumologo, geriatra e  infermiere esperto in  rischio infettivo.

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