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Cronaca

Omicidio Tucci, tensioni in aula tra il padre della vittima e il buttafuori accusato del delitto

Nell'udienza davanti al gip del Tribunale di Rimini che ha ammesso il giudizio abbreviato è stato necessario l'intervento della Polizia Penitenziaria per riportare la calma

Udienza particolarmente tesa quella di mercoledì, davanti al gip del Tribunale di Rimini, dove si è tenuto il primo atto del processo nei confronti di Klajdi Mjeshtri, il buttafuori 28enne di origine albanese che è accusato di aver ucciso a pugni il 34enne vigile del fuoco Giuseppe Tucci lo scorso 12 giugno in un vicolo a fianco della discoteca Frontemare di Rimini. Nel corso dell'udienza, infatti, il padre della vittima Claudio Tucci ha inveito contro il giovane ritenuto responsabile del pestaggio che ha portato alla morte del figlio tanto che si è reso necessario l'intervento della Polizia Penitenziaria per calmare il momento di forte tensione. "E' stata una giornata molto dura - ha commentato Tucci. - Quando mi sono trovato davanti l'assassino di mio figlio mi è scattato il nervosismo, lui non mi ha nemmeno guardato in faccia. Poi ho capito la situazione e mi sono calmato". Dopo la guerra di perizie medico legali, nella giornata di oggi il gip Vinicio Cantarini ha ammesso il rito abbreviato nei confronti dell'albanese, che quindi potrà contare sullo sconto di un terzo della pena, aggiornando l'udienza al prossimo 20 marzo per la nomina di un terzo medico legale che dovrà analizzare i risultati dell'autopsia sul corpo del vigile del fuoco.

 Per il medico legale della difesa, sostenuta dall'avvocato Massimiliano Orrù, Mauro Pesaresi la morte di Giuseppe Tucci deriverebbe da un trauma posteriore alla nuca da caduta. Il perito della difesa sostiene che a causare il decesso del 34enne non sarebbero stati quindi i pugni scagliati dal buttafuori che, quella notte, lavorava in nero nel locale ma l'impatto con l'asfalto in seguito ai colpi ricevuti. Allo stesso tempo, inoltre, il professor Pesaresi sostiene la tesi secondo cui Tucci morì dopo ore di agonia successive al pestaggio perché le terapie ospedaliere non ebbero effetto a causa della vasodilatazione dovuta all’assunzione di alcol. In sostanza, in base alla perizia, il Vigli del Fuoco aveva bevuto alcolici per cui i farmaci somministrati per far riassorbire l’ematoma alla nuca, provocato dalla caduta in seguito ai pugni sferrati da Mjeshtri, non avrebbero fatto effetto. La difesa, quindi, tende a far cadere l'ipotesi di omicidio volontario contestata dall’accusa, sostituendola con il reato giuridicamente meno grave di omicidio preterintenzionale o, addirittura, di morte come conseguenza di altro delitto.

Diametralmente opposta la tesi della Procura col pubblico ministero Davide Ercolani, che ha coordinato le indagini sul delitto, il quale contesta all’indagato l’omicidio volontario aggravato dalla minorata difesa e dell’aver agito in ambito lavorativo. Secondo quanto emerso dall'esame autoptico sul corpo di Tucci, eseguito dalla dottoressa Donatelli Fedeli, la morte del 34enne sarebbe dovuta direttamente ai 5 pugni sferrati dal Mjeshtri: i primi due diretti tra zigomo e tempia, poi altri due al fianco e uno alla testa. 

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