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Cronaca

Tutto il riminese in zona 'arancione scuro' per 15 giorni: la nuova ordinanza

Da martedì 2 marzo, e per due settimane, la zona arancione scuro verrà estesa a tutti i comuni della Ausl Romagna - esclusi quelli del distretto di Forlì - e quindi quelli delle province di Rimini e Ravenna e del cesenate

Da martedì 2 marzo, e per due settimane, la zona arancione scuro verrà estesa a tutti i comuni della Ausl Romagna - esclusi quelli del distretto di Forlì - e quindi quelli delle province di Rimini e Ravenna e del cesenate. Arriverà tra domenica e lunedì la nuova ordinanza che lo prevede, a firma del presidente della Regione, analoga a quelle già approvate per la Città metropolitana di Bologna e l’Imolese. L’obiettivo è lo stesso: arginare la diffusione del virus, a tutela della salute dei cittadini, in un’area peraltro molto vasta e densamente abitata. La decisione è stata presa sabato dopo le riunioni fra i sindaci dei territori coinvolti, insieme a Regione e Ausl Romagna.

Il provvedimento è più restrittivo rispetto alle misure nazionali in vigore per la zona arancione in cui è collocata tutta l’Emilia-Romagna dal 21 febbraio scorso e deriva dalle indicazioni medico-scientifiche che evidenziano una situazione di criticità, con l’andamento del contagio in costante crescita, anche fra i giovani e nelle scuole. Le restrizioni introdotte sono le stesse previste dall’ordinanza in vigore nei comuni del bolognese: no agli spostamenti, anche all’interno del proprio comune, e anche per visite a parenti e amici, se non per motivi di salute, lavoro e comprovate necessità, e limitazioni alle lezioni in presenza, sul modello di ciò che in sostanza avviene in zona rossa. Da martedì 2 marzo, quindi, l’attività didattica si svolgerà esclusivamente a distanza per tutte le scuole di ogni ordine e grado e per l’Università, mentre rimarrà in presenza per i servizi educativi 0-3 anni e le scuole d’infanzia. Non vengono invece sospese le attività economiche, nei limiti delle regole consentite in fascia arancione, comprese quelle per i servizi alla persona.

“Ancora una volta - affermano il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - accogliamo la richiesta di intervenire arrivata dalla sanità e condivisa coi territori. Insieme ai sindaci prendiamo una decisione difficile e sofferta, consapevoli tutti delle difficoltà e della stanchezza con sui sono alle prese da mesi attività economiche, famiglie, studenti, ma abbiamo il dovere di ascoltare le autorità sanitarie e fare tutto ciò che possiamo per fermare la ripresa del contagio, più veloce a causa di nuove varianti e ora in grado di colpire maggiormente anche giovani e giovanissimi. Siamo al lavoro col Governo per accelerare il più possibile la campagna vaccinale, per avere ristori veloci, anche in presenza di ordinanze regionali, e i congedi parentali, per non lasciare soli i genitori nel momento in cui si agisce sulla scuola. Tenere duro adesso, con molta probabilità vuol dire affrontare l’ultimo miglio e guardare ai prossimi mesi con maggiore fiducia. Facciamolo tutti, ancora una volta”.

Il sindaco Gnassi: "Unica scelta possibile"

“Buona parte del territorio romagnolo da martedì prossimo sarà chiamato a far fronte ad un ulteriore periodo di sacrifici. Nuove restrizioni rigorose, che tutti noi speravamo non sarebbero state più necessarie, ma che oggi appaiono come l’unica scelta possibile per evitare di andare a congestionare le strutture ospedaliere del territorio e per dare una vigorosa inversione di tendenza a quella curva dei contagi che si è pericolosamente impennata negli ultimi giorni - commenta il sindaco di Rimini Andrea Gnassi - In questo senso i numeri e i trend illustrati dai responsabili sanitari sono chiari, non sono opinioni. La provincia di Rimini ha tra le più alte percentuali in regione per vaccini eseguiti, tamponi fatti e procedure di contact tracing; le stesse terapie intensive oggi sono sotto controllo. Ma la prospettiva di crescita dei contagi nei prossimi giorni induce Regione e territori della Romagna ad assumere questi ulteriori provvedimenti. Così come accaduto in altre aree dell'Emilia Romagna, a partire dall'area metropolitana di Bologna. Particolarmente sofferta la scelta sulle scuole. Tutti avremmo voluto il contrario, in primis alunni e famiglie, ma la situazione oggi lascia pochi margini. Quei margini che responsabilmente dovremo tutti nei prossimi giorni cercare di ritrovare con il rigore dei nostri comportamenti, individuali e collettivi. Si torna quindi, per un periodo confidiamo limitato, alla didattica a distanza per tutte le scuole, al vincolo sugli spostamenti personali anche all’interno del proprio Comune: restrizioni che, a differenza di quanto accadeva un anno fa, viaggiano in parallelo alla campagna vaccinale, a cui sono legate le aspettative per uscire definitivamente da questa crisi pandemica. Ed è proprio su questo ultimo aspetto, quello dei vaccini, che il Paese deve accelerare: le famiglie, i lavoratori, le imprese, hanno bisogno di certezze, di tempi definiti. Serve un’immediata accelerazione sulla campagna di vaccinazioni, in modo che si dia un senso e una prospettiva certa e concreta ai cittadini. Stessa cosa vale per i ristori: chiusure, restrizioni, divieti saranno sempre meno compresi se non accompagnati da adeguate risposte in particolare per quei settori e quegli operatori più colpiti dalle misure restrittive che, seppur a corrente alterna, durano da oltre un anno. Programmazione, rapidità, efficacia: di questo abbiamo bisogno per salvaguardare la tenuta sociale delle nostre comunità”.

Carradori (Ausl): "I casi Covid sotto ai 19 anni sono aumentati del 50%: colpa della variante inglese"

"Dalla fine di gennaio abbiamo costantemente visto crescere la curva dei contagi con una differenza importante: se prima il Covid colpiva in particolare gli anziani, in queste ultime settimane la situazione si è totalmente invertita - spiega il direttore generale di Ausl Romagna Tiziano Carradori - La percentuale degli over 80 positivi al Covid si è ridotta di quasi il 70%, questo grazie sia al vaccino sia perchè nel frattempo abbiamo avuto la dominanza della variante inglese, mentre i casi di Covid sotto ai 19 anni sono aumentati del 50%. Le scuole sono sicure, è tutto il movimento sociale che gli sta attorno che potenzia la maggior sensibilità dei giovani al virus e che fa sì che si diffonda. Abbiamo una potenza di produzione di 6000 vaccini al giorno e siamo fermi a un quarto della nostra potenzialità: fino a quando non arriveranno più dosi di vaccini, dobbiamo contrastare la diffusione del Covid. La variante inglese fino a tre settimane fa interessava il 13% dei casi: adesso siamo arrivati a oltre il 50% in Romagna e in alcuni contesti, come nei 4 comuni ravennati già in zona arancione scuro e nei Comuni a sud di Rimini, abbiamo punte fino all'80%. Questa variante colpisce di più i giovani e si diffonde molto più rapidamente".

"Altra questione: alcuni amministratori hanno deciso di comportarsi diversamente (il riferimento è alla zona di Forlì, che resterà in zona arancione, ndr) - attacca Carradori - La variante inglese però non conosce confini, noi avevamo proposto che fosse tutta la Romagna ad assumere questo provvedimento. Dobbiamo guardare come le cose si possono muovere, altrimenti di volta in volta qualcuno sta aperto e qualcuno sta chiuso e chi sta aperto determinerà nuove chiusure. Questo finchè non avremo raggiunto un certo livello di copertura vaccinale. Mediamente ogni giorno ci troviamo con 700-750 nuovi casi: fino a una settimana fa eravamo alla metà. Non abbiamo per ora un grande problema sugli ospedali, perchè abbiamo investito molto sul tamponamento e sul tracciamento; ma questa attività di tracciamento è possibile fino a quando i numeri sono gestibili. Perchè se dobbiamo contattare per ogni caso una decina di persone, e quindi circa 7-8000 al giorno, quelle persone che devono fare le telefonate non possono più dedicarsi a fare i vaccini".

Quali sono le limitazioni

Restano consentite le attività economiche, comprese quelle di servizio alla persona, permesse nelle zone arancioni del Paese. I datori di lavoro pubblici sono tenuti a limitare la presenza del personale nei luoghi di lavoro per assicurare esclusivamente le attività che ritengono indifferibili e che richiedono necessariamente la presenza fisica, anche in ragione della gestione dell'emergenza; il personale non in presenza presta la propria attività lavorativa in smart working.  

Per quanto riguarda gli spostamenti, sono vietati sia nello stesso comune che verso comuni limitrofi. L’eccezione è per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità (come acquisto di beni) o motivi di salute. Non si potrà quindi uscire dal proprio comune, anche se di popolazione inferiore a 5.000 abitanti (come ora previsto e disciplinato per le zone rosse dall’articolo 2 del Decreto legge numero 15 del 23 febbraio scorso): resta la possibilità di recarsi in quelli limitrofi, ma solo per particolari necessità, come ad esempio per l’acquisto di prodotti che nel proprio comune sono introvabili. E’ esclusa anche la possibilità di effettuare visite a parenti e amici una volta al giorno, anche all’interno del proprio comune, o recarsi nelle seconde case, salvo situazioni di necessità. Rimane sempre consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza e la possibilità per gli studenti di frequentare le lezioni in presenza, ove previste, se la scuola ha sede in un comune non compreso tra quelli soggetti a restrizione: potranno ovviamente andare e tornare.

Per la scuola, si stabilisce lo svolgimento in presenza delle sole attività dei Servizi educativi 0-3 anni e Scuole dell’Infanzia, mentre le attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado si svolgeranno a distanza al 100%. Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata - come previsto anche dallo specifico decreto (7 agosto 2020) e successiva ordinanza (9 ottobre 2020) del Ministro dell’Istruzione.  Lezioni esclusivamente a distanza, sempre da martedì, anche per l’Università.

In ambito sportivo, sono sospesi gli eventi e le competizioni organizzati dagli enti di promozione sportiva, così come l’attività sportiva svolta nei centri sportivi all’aperto. Resta consentito lo svolgimento di attività sportiva solo in forma individuale ed esclusivamente all’aperto. Possibile svolgere individualmente attività motoria in prossimità della propria abitazione, purché nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona e con obbligo di utilizzo di dispositivi di protezione delle vie respiratorie.

Infine, sono sospese le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, ad eccezione delle biblioteche dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione e degli archivi, fermo restando il rispetto delle misure di contenimento dell'emergenza epidemica.   

Attività di tracciamento e sorveglianza

Viene rafforzata ulteriormente l’attività di sorveglianza e tracciamento. Sono applicate tutte le misure indicate nella circolare ministeriale del 31 gennaio scorso, tra cui l’impiego del test molecolare nella sorveglianza dei contatti stretti e a basso rischio e la chiusura della quarantena a 14 giorni con test molecolare; inoltre, non potrà essere interrotto l’isolamento del caso confermato dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi ma dovrà proseguire fino all’effettuazione di un test molecolare con risultato negativo.

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