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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Accusato di omicidio nel suo Paese, la Corte d'Appello nega l'estradizione: "Condizioni carcerarie inumane"

L'uomo era stato arrestato a Gennaio mentre si trovava in un hotel di Rimini in possesso di una pistola “Glock” con doppio caricatore e 14 cartucce da guerra

La Corte d'Appello di Bologna ha negato l'estradizione nei confronti del cittadino turco 38enne che, ricercato per omicidio, lesioni, minacce, associazione a delinquere e violazione della legge sulle armi e sospettato di essere un esponente della mafia del suo Paese d'origine, era stato arrestato lo scorso 28 gennaio a Rimini. Per i giudici non sussistono le condizioni per accogliere la richiesta di estradizione avanzata dalla Turchia, che aveva emesso nei confronti dell'uomo un ordine di cattura internazionale, ed è stata revocata la misura cautelare di obbligo di dimora che era stata disposta nei confronti del 38enne, difeso dagli avvocati Matteo Murgo e Antonio Buondonno.

L'uomo, rintracciato in un albergo della Riviera, aveva sostenuto di essere in realtà un perseguitato politico curdo, che aveva già chiesto protezione internazionale all'Italia. La difesa aveva depositato documentazione di Amnesty e Human Right Watch sul trattamento riservato in Turchia ai detenuti politici e dettagli sulle aggressioni subite dal suo assistito e dalla sua famiglia, che lo portarono a trasferirsi in Georgia. Secondo i giudici della Corte bolognese non ci sono gli estremi per concedere l'estradizione: le rassicurazioni fornite dall'Autorità giudiziaria turca sulle condizioni detentive cui sarebbe sottoposto Boyun non valgono a superare i seri rilievi formulati da organizzazioni accreditate. Peraltro la Corte ricorda i parametri individuati dalla Cedu sullo spazio minimo individuale che deve essere assicurato a ogni detenuto (pari o superiore ai tre metri quadrati) e sottolinea come, da quanto ricostruito dalle relazioni ricevute dalla Turchia, è probabile che la superficie minima vitale scenda al di sotto, se non altro nell'istituto di massima sicurezza. 

All'epoca dell'arresto, arrivato grazie a un'indagine certosina partita secondo gli inquirenti da una labile traccia informatica relativa a un dato telematico anonimo, il blitz degli agenti della polizia di Stato nella struttura ricettiva aveva permesso di trovare nella stanza del 38enne una pistola “Glock” con doppio caricatore e 14 cartucce da guerra.

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