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Cronaca

Bambina rischiò di annegare in mare, a giudizio chi la doveva controllare

L'animatrice di uno stabilimento balneare a processo con le accuse di abbandono di minori e lesioni aggravate. La piccola turista, affidata alle sue cure, entrò in coma a seguito di una sindrome da sommersione

L'animatrice 26enne di uno stabilimento balneare di Miramare a processo con le accuse di abbandono di minore e lesioni gravi in quanto, nell'estate del 2010, avrebbe "smarrito" una bambina di 4 anni che le era stata affidata con la piccola che ha rischiato di annegare in mare. La vicenda risale al 2 agosto quando la piccola turista, di origini romane, era venuta in vacanza in Riviera insieme alla mamma e alla nonna. Come spesso accade, i genitori avevano affidato la piccola all'animatrice dello stabilimento balneare che, insieme ad altri bambini, l'aveva accompagnata a riva. Dopo poco, però, la nonna è andata a cercare la nipotina e, non vedendola insieme al gruppo, si era allarmata tanto da attirare l'attenzione della 26enne. In quel frangente erano subito iniziate le ricerche e, due bagni più avanti, la nonna e la mamma della bambina avevano visto la piccola che veniva rianimata dal bagnino di salvataggio il quale aveva poi raccontato di averla vista annaspare in acqua.

Subito erano stati allertati i mezzi di soccorso del 118 che, arrivati sulla battigia, avevano prestato le prime cure alla bambina prima di trasportarla d'urgenza al pronto soccorso dell'Infermi dove era arrivata in stato di coma. Dopo un giorno di terapie intensive, la piccola si era ripresa ed era stata ricoverata altri 5 giorni nel reparto di Pediatria del nosocomio riminese. Nella giornata di martedì si è aperto il processo nei confronti della 26enne, difesa dall'avvocato Carlo Alberto Zaina, mentre la mamma della bambina, difesa dall'avvocato Piero Ippoliti, si è costituita parte civile.

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