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Cronaca

I call center del sesso a pagamento, sgominata banda di sfruttatori cinesi

Arresti in tutta Italia per un gruppo di cittadini della Repubblica Popolare Cinese che reclutavano le ragazze per farle prostituire negli appartamenti di Rimini, Forlì, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Milano. Le lucciole arrivavano a guadagnare 6mila euro a settimana

Blitz all'alba delle squadre Mobili delle Questure di Rimini, Forlì, Bologna, Modena, Reggio Emilia e Milano che, nell'ambito dell'operazione "Fenghuang", hanno eseguito 14 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti individui accusati di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. L'indagine, partita da Rimini nel 2012 in seguito al controllo di un appartamento trasformato in alcova per il sesso a pagamento, ha permesso di scoprire un'organizzazione gestita interamente da cittadini cinesi per organizzare la prostituzione in varie città italiane. Secondo quanto emerso, un gruppo di 12 cinesi aveva allestito un vero e proprio call center per favorire la prostituzione delle ragazze arrivate in Italia. Attraverso la pubblicità su alcuni siti internet, i clienti chiamavano determinati numeri di cellulare convinti di parlare con la "lucciola" ma, in realtà, all'altro capo del telefono c'era la maitresse che, in base alla posizione dell'interessato, lo smistavano nelle varie case d'appuntamenti presenti nelle varie provincie. 

Operazione "Fenghuang"

Una volta che il cliente concludeva la trattativa, comprensiva anche del prezzo, veniva poi indirizzato alla "casa chiusa" con la prostituta che si incaricava direttamente di ritirare il compenso. Gli inquirenti hanno accertato un vasto giro d'affari che si aggira sui 6mila euro a settimana guadagnati dalla "lucciola" la quale, a sua volta, doveva girare il 70% dell'incasso all'organizzazione. Una vera e propria catena di montaggio del sesso che era attiva 24 ore su 24 e che, stando a quanto emerso, per una prostituta si interrompeva solamente durante il periodo del ciclo quando, a prendere il suo posto, era una collega. All'alba di lunedì, il personale riminese della squadra Mobile ha fatto irruzione in un residence di via Ghelfi, a Viserba, dove sono state trovate le tenutarie. Gli agenti sono stati costretti a sfondare il portone d'ingresso dei due appartamenti comunicanti tra loro attraverso un "passaggio segreto", occultato dietro un armadio, dal quale si accedeva alle varie alcove. Le due donne cinesi presenti hanno cercato di scappare e, una di esse, è stata ritrovata completamente nuda nell'intercapedine di un sottoscala. Passato al setaccio anche un secondo residence di via Mantova, a Miramare, dove è stata trovata una terza maitresse in un appartamento e anche lei portata in Questura.

In tutto, a Rimini, sono state arrestati 5 persone: 4 cittadini cinesi e l'italiano proprietario del residence di Miramare anche lui accusato di favoreggiamento della prostituzione. A Forlì, invece, è stata arrestata una cittadina cinese ritenuta essere la tenutaria della "casa di piacere". Le due basi principali dell'organizzazione, che lavorava in stretta sinergia con le altre realtà presenti nelle varie città, erano situate a Rimini e a Poiano Milanese. Tutto l'incasso del gruppo, veniva raccolto da un secondo italiano arrestato sempre lunedì il quale provvedeva a versarlo ai cinesi che, a loro volta, si occupavano di trasferirlo nella Repubblica Popolare. L'indagine ha permesso di accertare che, tutte le donne arrestate con le accuse di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione erano state, a loro volta, delle prostitute le quali, avendo fatto "carriera" all'interno dell'organizzazione, venivano impiegate come tenutarie.

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