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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Nomadi, via libera alla Legge regionale per la loro integrazione

In Emilia-Romagna sono presenti 2.745 persone rom e sinti​, pari allo 0,06% della popolazione regionale, distribuite in 129 campi e aree, di cui 66 irregolari. 7 quelli di Rimini

Casa, salute, scuola, formazione e lavoro: sono i temi affrontati nel progetto di legge regionale "Norme per l'inclusione sociale di rom e sinti" che recepisce la Strategia europea. La vice presidente Gualmini: "Legalità e responsabilizzazione alla base del nuovo provvedimento". Superamento dei campi sosta di grandi dimensioni, tutela della salute, sostegno al conseguimento dell'obbligo scolastico e all'inserimento lavorativo. Sono alcuni degli obiettivi del progetto di legge di iniziativa della Giunta regionale per l'inclusione di rom e sinti, progetto di legge che recepisce la Strategia europea per l'integrazione di queste popolazioni e andrà a sostituire (dopo l'approvazione in Assemblea) la precedente legge regionale (47/1988).

"I principi della legalità, della responsabilizzazione delle comunità rom e sinti e del risparmio dei finanziamenti pubblici sono alla base del nuovo provvedimento - ha sottolineato Elisabetta Gualmini, vice presidente della Regione e assessore a Welfare e Politiche abitative - che punta anche ad abbattere ogni tentazione di esclusione sociale e stigmatizzazione e a promuovere un'integrazione positiva sul versante dell'accesso alla salute, alla scuola e ai percorsi formativi". Il filo conduttore del progetto di legge è un nuovo patto tra diritti e doveri delle comunità interessate (che rappresentano lo 0,06% della popolazione complessiva dell'Emilia-Romagna): si supera l'approccio dei grandi campi a favore di altre soluzioni abitative, come alloggi sul mercato, case popolari in presenza dei requisiti, micro-aree pubbliche e private autofinanziate dai nuclei che vi abitano.

Abitare. Salute. Istruzione. Lavoro. Sono i 4 elementi essenziali della Strategia regionale. Rispetto all'abitare si stabilisce la necessità di superare i campi sosta di grandi dimensioni che presentano oggi condizioni inaccettabili di igiene e sicurezza. Obiettivo è promuovere e sperimentare soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, come le micro-aree familiari, pubbliche e private, la cui disciplina viene rimandata a uno specifico atto della Giunta da adottare d'intesa con gli enti locali in sede di Consiglio delle autonomie locali. Viene fissato il rispetto di requisiti inderogabili quali la salubrità, l'igiene, la sicurezza, l'accessibilità, l'integrazione delle prescrizioni urbanistiche ed edilizie. E' previsto il ricorso a forme abitative tradizionali, anche attraverso forme di sostegno all'accesso gia' preventivate per tutti i cittadini e il sostegno a iniziative sperimentali di autocostruzione e autorecupero.

Nell'articolo sono raccolti anche i profili essenziali della disciplina urbanistica ed edilizia delle micro-aree familiari, che dovranno essere articolati dall'atto regionale e dalla pianificazione comunale. Per quanto riguarda la salute, si richiama la priorità stabilita dalla Regione sulla promozione dell'educazione alla salute e l'adozione di stili di vita sani e ribadisce la garanzia di accesso alle prestazioni sanitarie previste per tutti i cittadini. In tema di educazione, istruzione, lavoro e formazione professionale, viene fissato il principio generale della parità di accesso a tutti i livelli educativi, scolastici e della formazione e dei servizi e delle politiche attive per il lavoro. E' confermato inoltre il sostegno regionale al conseguimento del successo scolastico e formativo e all'inserimento lavorativo.

In Emilia-Romagna sono presenti 2.745 persone rom e sinti (pari allo 0,06% della popolazione regionale) distribuite in 129 campi e aree, di cui 66 irregolari (dati a fine 2012). I campi sono maggiormente presenti a Reggio Emilia (56), Modena (22), Bologna (15) e Rimini (7). La comunità più diffusa in regione è quella dei sinti (90,6%, quasi tutti cittadini italiani: solo il 4,1% è straniero). Sul totale i lavoratori autonomi sono il 69,1%, i lavoratori a tempo determinato o parasubordinati il 10%. Gli adulti (fino a 64 anni) sono il 59,5%, mentre gli anziani over 65 sono il 3,1%. Dal 2003 al 2012, i Comuni hanno inserito 568 persone in 123 alloggi. A scuola la percentuale dei frequentanti sugli iscritti è pari al 93,5%, l'iscrizione alle superiori e ai corsi di formazione è al 33,3%.

(Agenzia Dire)

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