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Cronaca

Sanitari trattati come untori, Gnassi: "Il caffè ve lo offre la città intera”

Il sindaco di Rimini porta la sua solidarietà dopo il caso di un infermiere al quale è stato rifiutato un caffè al bar indicandolo come portatore del Coronavirus

Dopo la vicenda che ha visto un infermiere venire accusato di essere un untore e, dopo essersi visto rifiutare un caffè al bar, venire tacciato da un avventore come "collaborazionista", interviene sulla questione il sindaco di Rimini che ha voluto portare la solidarietà della città a tutta la categoria. Gnassi ha parlato in prima persona con il protagonista della vicenda, spiegandogli che “il caffè ve lo offre la città intera”, e la risposta dell'infermiere è stata “non eravamo eroi ieri, non siamo untori oggi, grazie per il caffè”.

"Sentendo le parole dell'infermiere - ha dichiarato il sindaco - capisci che Rimini è fatta di mani, cuore e testa che si prendono cura di chi ha bisogno. E sai che chi ti rifiuta come un infetto c’è, c’è stato ci sarà, ma non è Rimini, non è la stragrandissima maggioranza di questa città. Siamo con voi, ancora, oggi e nei prossimi giorni. Con voi medici, infermieri, personale sanitario. Con una pacca sulla spalla. Con un caffè che vi offre l’intera città. E ve lo offriamo noi cittadini, ristoratori, baristi, che pure sono tra le attività che soffrono di più in questo momento. Perché la Rimini vera, che fa la differenza quando tutto è più duro, esiste, e si stringe attorno a chi più ha bisogno. Siano malati o lavoratori. Non si prendono applausi a dirlo, ma da oggi ci saranno pochi giorni per fare la differenza e non finire in zona rossa. Finora in Romagna e Rimini sono curati i malati Covid, si sono garantite cure e operazioni chirurgiche per tutte le patologie. Il rintracciamento dei positivi è tra i più alti in assoluto d’Italia con il 60% di asintomatici rintracciati e isolati in casa. Tutto ciò però non è infinito, non è eterno. E nel contempo è dura per posti di lavoro e imprese.   

"Questa è la cruda verità, sugli ospedali, la salute - prosegue Gnassi. - Siamo preoccupati, ma si riusciranno a gestire gli ospedali solo se tutti ci diamo una mano. Non solo con piccoli gesti di solidarietà e comprensione; non solo rifiutando la rabbia; ma vivendo con responsabilità e non come se ‘nulla può accadere’. Se è vero che le foto di piazze e luoghi strapieni fanno preoccupare, tuttavia  la stragrande maggioranza di cittadini si rende conto che gli assembramenti debbano essere evitati, le mascherine indossate. E’ tempo di necessari sacrifici oggi, per scongiurare la zona rossa e il lockdown domani. Proprio per evitare collassi degli ospedali e zone rosse con chiusure permanenti e danni economici gravissimi, ora si rispettino le misure delle nuove ordinanze. Se si rispettano ne usciamo prima e meglio. Anche per  le imprese e i posti di lavoro. C’è finalmente un’inversione di tendenza e stanno cominciando ad arrivare ristori e indennizzi alle imprese, non come nella prima ondata. E noi Sindaci, e lo sanno le imprese e i lavoratori, sappiamo che questo problema è un nostro problema. E’ un problema della comunità. Incalzeremo il Governo, vigileremo a prescindere da ogni schieramento politico sull’efficacia di indennizzi e cassa integrazione".   

"Sappiamo che esiste l’abbassare la guardia, che esiste il negazionismo, che esiste la follia - aggiunge il sindaco di Rimini. Ma più che i folli, ci devono spaventare coloro che stanno in silenzio, per interesse o timore. E’ questo che fa più male: chi si adegua all’estremismo delle parole, chi preferisce la letale incoscienza della bugia che nega il Covid, del non indossare la mascherina o dell’insulto che assolve da ogni personale responsabilità e trova sempre un responsabile in qualcun altro. In questo vortice voi medici, infermieri, donne e uomini della sanità che il vostro dovere lo fate fino in fondo rischiate di passare come l’elemento da rimuovere dalla quotidianità. ‘Non vi vedo e dunque il Covid non esiste, i morti non esistono, i reparti al collasso non esistono’. Per Rimini, per me, voi siete ancora i nostri e i miei eroi, cioè uomini e donne che credono nella comunità. E continuate ad esserlo e se possibile è aumentata la nostra, la mia ammirazione nei vostri confronti.   Per tutti voi le porte del Comune sono e saranno sempre libere e aperte. E simboleggiano le porte aperte di una città che vi è riconoscente e che non vuole essere identificata in una minoranza che non vede o non vuole vedere il servizio fondamentale che state svolgendo per la nostra comunità e per il suo futuro. Credo, anzi ne sono convinto, che oltre a me, ci sarà la fila di baristi pronti ad offrirvi quel caffè".  

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