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Aperture domenicali, Croatti (M5S): "Logica del profitto non può prevalere a scapito delle famiglie"

Il senatore pentastellato riminese: "Il M5S prevede che la domenica ci sia sempre un esercizio commerciale aperto secondo una turnazione e ciascun negozio potrà essere aperto per non più di 12 festività all’anno"

Si terrà questa settimana l’esame alla Camera delle cinque proposte di legge sulle chiusure domenicali degli esercizi commerciali. Il nodo del lavoro – ovvero il numero di posti di lavoro creati o meno dalle liberalizzazioni di Monti e le condizioni di assunzione dei dipendenti del commercio a seguito delle aperture domenicali – è quello su cui lo scontro sembra infiammarsi maggiormente. Chi contesta le liberalizzazioni (soprattutto i piccoli esercenti, ma anche i sindacati, che chiedono quantomeno una limitazione delle aperture) sottolinea lo scarso beneficio sui ricavi delle aziende, perché le aperture nei festivi non avrebbero arginato il crollo delle vendite dovuto alla crisi dei cosnumi, comportando viceversa costi aggiuntivi per i commercianti e difficoltà nell’organizzazione dei turni del personale. Costi che viceversa la grande distribuzione riesce ad assorbire meglio rispetto ai piccoli esercizi, così come riesce più agevolmente a organizzare i turni. "Nel 2011 - riscotruisce il senatore pentastellato riminese, Marco Croatti - il governo Monti liberalizza gli orari delle attività commerciali grazie all’appoggio del PD e FI. In tal modo si è permesso alla grande distribuzione ed ai grandi marchi di prendersi gran parte del mercato schiacciando così i piccoli commercianti che non hanno possibilità di rimanere aperti in ogni festività. La tragica conseguenza è che dal 2012 ad oggi si sono persi oltre 30.000 posti di lavoro e tanti piccoli esercizi commerciali sono stati costretti a chiudere. In tutto il resto d’Europa il lavoro nei giorni festivi è regolamentato prevedendo la chiusura con opportune eccezioni mentre solo in Italia manca una regolamentazione e quindi la grande distribuzione ha costretto tutti gli esercizi commerciali all’apertura festiva pur di stare sul mercato".

"Attualmente - prosegue il senatore - ci sono diverse proposte di legge per superare le liberalizzazioni volute da Monti: quella del M5S prevede che la domenica ci sia sempre un esercizio commerciale aperto secondo una turnazione e ciascun negozio potrà essere aperto per non più di 12 festività all’anno con l’eccezione per il settore alimentare, bar ristoranti e località turistiche per i quali non ci saranno obblighi di chiusura. La proposta della Lega prevede un eccezione per le domeniche del mese di dicembre oltre ad altre quattro festività durante l’anno. Al vaglio c’è anche una proposta del PD. Il 6 settembre alla camera è partito l’iter per modificare lo stato normativo attuale e Luigi di Maio ha dichiarato che entro fine anno ci sarà una legge che regolamenterà il lavoro festivo a tutela delle famiglie e dei lavoratori: “la liberalizzazione sta distruggendo le famiglie italiane. Bisogna ricominciare a disciplinare gli orari”. A questa proposta purtroppo si sono opposte l’Unione dei consumatori e Federdistribuzione che sostiene ragioni di interesse economico. Alcune realtà commerciali come Eurospin invece hanno accolto con soddisfazione questa proposta di riforma sottolineando che il benessere dei dipendenti è connesso al benessere familiare che va tutelato come valore principale. Tradizionalmente la domenica è sempre stata un giorno devoluto al riposo ed alla famiglia, per rigenerarsi dopo una settimana di lavoro e dedicarsi alle diverse attività ricreative o religiose che costituiscono una componente fondamentale della vita. La logica del profitto non può prevalere a scapito della gratificazione delle relazioni familiari sociali e comunitarie che ciascuno persegue".

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