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Dipendenti Scm in esubero, Nadia Rossi: "Regione partecipi a trattative per salvaguardare lavoratori”

Il consigliere del PD: "Nonostante fosse noto il problema dell’obsolescenza delle fonderie presenti nei due stabilimenti, non sono stati fatti gli investimenti necessari per adeguarle alle esigenze di un’impresa hi-tech"

Proseguono le forti preoccupazioni nel riminese per l'azienda Scm, leader nella lavorazione di legno, plastica, vetro, pietra, metallo e materiali compositi, che ha annunciato l’intenzione di chiudere la Fonderia del sito di Rimini e ridimensionare quella di Verucchio, contando 120 esuberi. In provincia di Rimini lavorano per il gruppo Scm 1800 persone e l’obiettivo è trovare una soluzione che non crei disoccupazione. Questo è il senso dell’interrogazione presentata in Regione Emilia-Romagna dal consigliere riminese del Pd Nadia Rossi.

"Nonostante fosse noto il problema dell’obsolescenza delle fonderie presenti nei due stabilimenti, non sono stati fatti gli investimenti necessari per adeguarle alle esigenze di un’impresa hi-tech e in forte espansione – spiega Rossi –. L’azienda, nei contatti coi sindacati, si è mostrata desiderosa di trovare una soluzione condivisa ed un tavolo è già stato convocato per lunedì 3 settembre. L’obiettivo deve essere quello non solo di trovare una soluzione idonea per tutti gli esuberi, ma anche di rilanciare il ruolo degli stabilimenti riminesi all’interno del Gruppo attraverso adeguati investimenti per la modernizzazione. La forza dell’azienda infatti, uscita l'anno scorso da una crisi durata molti anni, risiede proprio nelle tecnologie e nelle professionalità. Si tratta di un’eccellenza del territorio per questo chiedo alla Regione di partecipare alle trattative che si apriranno nei prossimi giorni, al fine di facilitare una soluzione che non crei disoccupazione ed anzi rilanci gli stabilimenti regionali".

"L'apertura della procedura di mobilità per 120 lavoratori avanzata da Scm Fonderie - aggiungono Fim, Fiom, Uilm -  apre una ferita nel nostro territorio e crea una situazione pesantissima per quei lavoratori che solo da poco si erano lasciati alle spalle anni di contratti di solidarietà. A dispetto degli intenti comunicati verbalmente, l'atto formale col quale si denunciano gli esuberi pone tutta una serie di veti sulle possibili contromisure da intraprendere e limita a una incentivazione all'uscita il percorso. Per i sindacati questo è insufficiente. Se dovesse essere confermata la chiusura dell'attività fusoria nel sito di Rimini, dovranno essere ricercate soluzioni per trasferire parte delle attività al sito di Villa Verucchio e poste in essere strumenti che diano sostegno ai lavoratori. L'impegno alla ricollocazione, alla formazione, ovvero a tutte quelle forme di salvaguardia dei posti di lavoro deve essere massimo. In questo sarà necessario il confronto con tutti i livelli istituzionali a partire da quelli locali ai quali sin da subito chiediamo un incontro. Da lunedì prossimo si aprirà un confronto con l'azienda che si preannuncia lungo e complesso. Il nostro primo pensiero in questo momento è per i lavoratori di fonderie e per le loro famiglie. Saremo al loro fianco".

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