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Gnassi: "Dopo gli stupri descrizioni disinformate della nostra città"

Il sindaco di Rimini plaude al lavoro degli investigatori ma punta il dito sui messaggi sbagliati emersi in questi giorni

All'indomani della cattura del branco di stupratori, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ringrazia tutte le forze dell'ordine per il lavoro svolto che ha messo fine a una settimana che ha visto l'intera città sotto i riflettori dei media nazionali e internazionali. “L’esito delle indagini e la cattura dei possibili responsabili delle feroci aggressioni di Miramare va accolta come la conclusione di un pauroso incubo anche per la comunità riminese - ha commentato il sindaco all'indomani della cattura del branco. - Che ha reagito e ha saputo reagire: questo va ancora una volta sottolineato perché è un valore. Il ringraziamento nei confronti degli investigatori è assoluto e sincero. Così come un enorme grazie va a tutti coloro i quali hanno sostenuto e aiutato le tre vittime della violenza durante i primi, drammatici giorni in ospedale. Posso assicurare che Rimini non si dimenticherà di loro, anche per il futuro. Così come Rimini non tralascerà di costituirsi parte civile nei confronti di un ‘branco’ colpevole in ognuno dei componenti, senza giustificazioni, senza scaricabarile, senza alcun appello. Chi quella notte era in spiaggia e sulla Statale merita la giusta pena, che è quella, massima, stabilita dalla legge e dal codice. La Giustizia italiana sicuramente terrà conto della gravità, della ferocia, della totale, cieca, sanguinaria prevaricazione nei confronti di tre persone".

"Ma in tutta questa storia - prosegue Gnassi - ci sono elementi che oggi non possono essere tralasciati, anche perché coinvolgono molto più del nostro territorio. E non sono solo quelli dell’integrazione, come vorrebbe farci credere una sin troppo facile vulgata, ma probabilmente dell’educazione più ampia e dell’equilibrio tra diritti e doveri, base della coesione sociale della comunità in cui si ambisce vivere. Sono rimasto colpito, ad esempio, dalla frase del genitore di uno dei presunti colpevoli che, pur avendo avuto un ruolo attivo nell’individuazione della responsabilità, aggiunge ‘passi se si ruba un telefonino ma la violenza sulle donne no’. Mi chiedo: sono anche questi messaggi sbagliati a creare le condizioni di totale disinteresse verso gli altri che poi hanno un ruolo nella sensazione di impunità e nella allucinata disumanità? Inquietanti pure le testimonianze di chi conosceva gli aggressori, molte delle quali convergenti su un disprezzo ripugnante nei confronti della donna. Su questo fronte i numeri e le statistiche restano un dramma per il nostro Paese, una vera e propria emergenza nazionale cui Rimini purtroppo non ha mancato quest’anno di versare il proprio doloroso tributo".

"Ci sono infine questioni locali - conclude Gnassi. - Che andranno affrontate per tempo e con la necessaria capacità di analisi, senza farsi prendere la mano da alcune polemiche e da altrettante descrizioni della nostra città prima di ogni cosa disinformate. Certo, bisognerà separare quello che si può e si deve fare in più e meglio dalla pura e semplice strumentalizzazione. Che c’è stata e a cui hanno contribuito persino parlamentari italiani che non hanno avuto pudore di ritagliarsi un pezzettino di visibilità davanti a un caso drammatico con parole e un ventaglio di opinioni tanto vergognose per quanto straordinariamente confuse. L’amministrazione comunale non si tirerà indietro. Da questo ripartiamo per rialzarci e migliorare; altro non ci interessa, oggi”.

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