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Gli sfortunati amanti. La storia di Paolo e Francesca

Paolo e Francesca sono storicamente esistiti. La storia vera dei due sventurati amanti

C’era una volta una nobile fanciulla di nome Francesca…
 Potremmo iniziare così, ma non si tratta di una favola di due innamorati, come Giulietta e Romeo nate dalla geniale fantasia di Shakespeare, bensì di una storia vera e drammatica: quella di Paolo e Francesca. Due personaggi realmente esistiti vissuti intorno alla fine del ‘200. 

In Romagna diverse rocche malatestiane si sono candidate ad ospitare i ben noti amanti e nel corso dei secoli alcune più di altre si sono conquistate l’esclusiva. Ma prima scopriamo la storia dei due sfortunati amanti.

La storia

Francesca da Polenta, bellissima e di animo altero, educata alla cortesia ed alle regole del gentil parlare, era figlia di Guido Minore Signore di Ravenna e Cervia. A Ravenna viveva la sua fanciullezza spensierata e in attesa che il padre, Guido da Polenta, le trovasse uno sposo gradevole e gentile. 

Siamo nel 1275 quando il padre di Francesca decise di concedere la mano di sua figlia a Giovanni Malatesta (detto Giangiotto Johannes Zoctus – Giovanni zoppo), figlio del potente signore di Rimini, che lo aveva aiutato a cacciare i Traversari, suoi nemici. Il capostipite, Malatesta da Verucchio detto il Mastin Vecchio o il Centenario, concorda ed il matrimonio è combinato con un inganno per timore che la fanciulla rifiutasse. 

Infatti, fu fatto credere alla bella Francesca di sposare l’affascinante Paolo detto Il Bello, fratello di Gianciotto, che, recatosi a Ravenna munito di speciale procura, si unì a lei a nozze. 

Francesca pronunciò felice il suo “sì” senza sapere che Paolo la sposava per procura ossia a nome e per conto del fratello Giangiotto. 

Una volta arrivata nella sua futura dimora malatestiana, si accorse dell’inganno e di aver preso in sposo Gianciotto anziché Paolo. 
Ma l'amore tra i due era ormai sbocciato. E così Francesca cadde in un grande sconforto che crebbe giorno dopo giorno finchè non trovò conforto tra le braccia di Paolo, colui che aveva amato dal primo momento. Paolo, che aveva possedimenti nei pressi di Gradara, iniziò a far visita alla cognata, per incontrarla in segreto e leggere insieme la storia di Lancillotto e Ginevra. Finché un giorno mentre leggevano si diedero un casto bacio, ma in quel momento Giovanni Malatesta, rientrato al castello, forse avvertito da un fedele servitore, o forse dal fratello Malatestino dall’Occhio, sorprese i due amanti e li uccise con la sua spada per vendicarsi del tradimento.

Paolo e Francesca, in letteratura, opera e teatro

L’amore dei due amanti entrò per sempre nella storia dei Malatesta, dei da Polenta e delle Signorie del tempo, ma anche nella storia della letteratura mondiale rimasta affascinata tanto da essere tramandata attraverso poesie, poemi, opere. 

Il primo a farlo fu Dante Alighieri. La tragedia di Paolo e Francesca è, infatti, nota grazie al sommo e al V Canto della sua Divina Commedia. Dante ha messo Paolo e Francesca nel secondo cerchio dell’Inferno, quello dei lussuriosi, dove un’incessante bufera percuote le anime, così che gli amanti sono sottoposti a un vento simile a quello della passione che li travolse in vita. 

Dopo Dante, anche Silvio Pellico, Gabriele D'Annunzio e Boccaccio ripresero la celebre difesa dei due amanti, raccontando come alla base del matrimonio tra Giangiotto e Francesca da Polenta ci fu un terribile inganno. Anche l'opera lirica si è interessata alla vicenda, da parte di autori come Gounod, Thomas, Rachmaninov o Prokof'ev nel balletto. Particolarmente conosciuta, apprezzata ed amata è la versione che ne ha dato nel 1914 il compositore italiano Riccardo Zandonai nella sua Francesca da Rimini.

Dove avvenne la tragedia

Nella vicenda dei due amanti sfortunati resta, però, un dilemma: l’ubicazione di questa tragedia. 

Alcuni storici ed esperti indicano Santarcangelo lo scenario reale. Al momento nessuno può saperlo con certezza. C’è anche chi sostiene di avere visto, nelle notti senza luna, lo spirito inquieto di Francesca, vestita di bianco, passeggiare, sospirando, per i vicoli del borgo medioevale, immobili custodi delle sue eterne sofferenze. E nella Rocca, scricchiolii e spifferi sono stati e vengono interpretati come lamenti di dolore per l’accaduto.

Qui si narra che abitasse Concordia Malatesta, figlia di Francesca, che chiese al nonno di edificare un convento dell’Ordine delle sepolte vive in memoria della madre e ciò proprio a Santarcangelo dove era stata uccisa. La fantasia popolare aggiunge che Concordia Malatesta, disperata per la morte della madre, si sia poi ritirata nel Convento della “Sepolte vive” da lei stessa fondato e ubicato nell’attuale piazza Monache, probabilmente dove ora è situato quello più recente delle Clarisse, accanto alla bellissima chiesa dedicata alle Sante Caterina e Barbara e dove è anche possibile soggiornare. Nella piazza, c’è una lapide in ceramica, murata sulla facciata di una abitazione, con l’immagine di una fanciulla triste che richiama alla memoria del visitatore l’antica leggenda.

L’unica certezza è che Paolo e Francesca potevano trovarsi al momento dell’uccisione in qualunque Rocca Malatestiana, anche quella di Rimini. 

A candidarsi quale scenario anche la Rocca di Gradara. Splendida, affascinante la cittadina di Gradara ammalia già in lontananza. La Rocca e il suo borgo fortificato rappresentano una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia e le due cinte murarie che proteggono la Fortezza, la più esterna delle quali si estende per quasi 800 metri, la rendono anche una delle più imponenti.

Quel che è certo è che Rimini ha ospitato Paolo e Francesca e oggi si sa che è, quindi, Gradara la Rocca il luogo dove si consumò la tragedia degli sfortunati amanti. 
 

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