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Cronaca

Al mare con le cavallette, l'esperto: "Non è normale, portate dal vento. In Sardegna le mangiano le faraone"

L'esperto Claudio Venturelli, entomologo dell’Ausl di Cesena: "Il vento le ha obbligate a cambiare itinerario portandole là dove solitamente non si trovano e trasformandole in un ghiotto pasto per gabbiani"

Dopo l'invasione di cavallette lungo la Riviera Adriatica, da Rimini a Cervia, con numerose segnalazioni in arrivo un po' da tutte le città della costa riminese, il massimo esperto di insetti Claudio Venturelli, entomologo dell’Ausl di Cesena andato in pensione in questi giorni, spiega l'evoluzione del fenomeno.

Di solito le cavallette si vedono nei campi, non al mare. E' normale questa invasione?
"No, non è normale. E' una situazione sicuramente anomala causata, secondo me, dal Libeccio (il garbino), il vento che ha tirato da terra verso il mare. Durante i loro spostamenti tra un campo all'altro, piccole traiettorie tra salti e brevi voli, il vento le ha obbligate a cambiare itinerario portandole là dove solitamente non si trovano e trasformandole in un ghiotto pasto per gabbiani".

Ma che tipo di cavallette sono?
"Solitamente da noi ci sono le "Calliptamus italicus", specie conosciuta come ‘cavalletta dei prati’. Non è molto grande e fa piccoli salti, pochi voli. Ma quello che penso è che questa specie già da un po' di anni si sia mischiata alla "Calliptamus maroccanus" una specie già presente in Sardegna. E' più grande e copre distanze più grandi in volo. Niente a che fare con le locuste che volano per lunghi tratti in sciami, ma anche queste si danno da fare".

Da dove vengono?
"Quelle che vediamo in questi giorni sono le cavallette nate dalle uova deposte lo scorso anno nelle grillare, una specie di astuccetti che contengono anche decine di uova. Invece di aprirsi in aprile/maggio, quest'anno hanno ritardato la schiusa a causa delle temperature che fino a metà giugno sono state al di sotto della media. Poi c'è stata anche l'alluvione, insomma, secondo me la quantità è minore dello scorso anno ma il territorio che hanno occupato è più esteso".

Cosa favorisce la deposizione delle uova?
"Il terreno arido sicuramente la favorisce. Le crepe del terreno sono ottimi luoghi per nascondere le grillare, così come i terreni non lavorati. Basterebbe fare un'aratura anche superficiale per rimuovere le grillare e così rompere le uova. Così come l'umidità che, favorendo la nascita di muffe e funghi, distrugge le uova all'origine. Ma se il terreno non viene lavorato o è secco diventa zona fertile per la nascita di cavallette".

Sono pericolose per l'uomo?
"No, affatto. Però capisco che possano interferire con le normali attività umane. Un bagnante che sta prendendo il sole e vede arrivare una cavalletta accanto al volto sicuramente non sta tranquillo ma è solo una questione di fobia, non di reale pericolo".

Però sono utili...
"Sì assolutamente. Rientrano in una catena alimentare importante e costituiscono una fonte proteica importante, non solo per gli animali. Ormai sappiamo che in alcuni Paesi si mangiano. Per i contadini, invece, non sono ideali perché distruggono campi, prati e giardini. Mangiano tutto ciò che è verde. Loro, invece, diventano ottimo cibo per gli uccelli".

Come fare per limitare la loro presenza?
"Abbiamo sempre fatto qualcosa, quest'anno per via dell'alluvione e delle frane in collina è stato più difficile essere precisi. Comunque quello che si fa è un monitoraggio efficiente delle zone dove si trovano le grillare, mettendo in allerta anche gli agricoltori e formandoli per fare prevenzione. Bisogna agire nei punti in cui nascono con prodotti per evitare che le uova si aprano. Una volta grandi è più difficile agire. In Sardegna, dove il problema è veramente importante, i contadini utilizzano addirittura le faraone che ne mangiano una quantità incredibile".

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