rotate-mobile
Cronaca Zona Ospedale / Via Publio Ovidio Nasone

Reperti archeologici nel cantiere, la Soprintendenza: "L'ipotesi è quella di un insediamento preistorico"

Annalisa Pozzi, responsabile della tutela archeologica: "Non abbiamo bloccato la realizzazione della nuova area dell'ospedale, siamo ancora alla fase iniziale degli scavi"

"Non abbiamo bloccato il cantiere per la realizzazione della nuova ala dell'ospedale di Rimini, i ritrovamenti archeologici ci fanno pensare a un insediamento preistorico ma al momento è ancora troppo presto per avere delle idee chiare". A mettere un punto fermo sul ritrovamento fatto nell'area dove dovrà sorgere la Casa di comunità è la dottoressa Annalisa Pozzi, responsabile per la provincia di Rimini della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio che ha avviato una campagna di scavi per far luce su quanto emerso dal passato. Se le prime indiscrezioni parlavano di un villaggio su palafitte di epoca preromana, l'esperta della soprintendenza tiene a precisare che "Gli accertamenti sono pariti da pochi giorni e, per adesso, non possiamo parlare di capanne perchè ancora non le abbiamo trovate. Quello che è certo è che sono emersi dei reperti, stiamo parlando di oggetti minuscoli, che sono ancora al vaglio degli archeologi e che ci indicano che risalgono alla preistoria. Ad oggi è impossibile fare una datazione più precisa ma, certamente, si tratta di qualcosa di interessante. Dal punto di vista storico, comunque, ritrovamenti dello stesso periodo erano già stati fatti sul territorio".

"Per quanto riguarda il cantiere - aggiunge la funzionaria - al momento siamo in una fase di archeologia preventiva che non implica lo stop ai lavori. Si tratta di una verifica preliminare che ha dato risultati positivi e, solo da pochi giorni, sono partiti gli scavi veri e propri sulla base di quanto emerso. Quello riminese, è da sottolineare, è un territorio ricco di reperti che risalgono alla preistoria ma nello specifico è ancora prematuro parlare della presenza di un villaggio. L'unica certezza è che ci sono dei segni della presenza umana ma i frammenti riportati alla luce, piccole tracce di vari materiali, devono ancora essere studiati accuratamente e l'unica datazione che si può fare adesso è quella precedente all'età del ferro".

"Al momento - ha commentato il sindaco di Rimini e assessore alla Cultura, Jamil Sadegholvaad - non ho elementi sufficienti per giudicare la portata del ritrovamento. Aspettiamo che la Soprintendenza ci ragguagli con notizie più dettagliate". “Ancora una volta la storia di Rimini riaffiora in superficie, riaccendendo la curiosità e l’interesse per il sempre affascinante racconto dell’evoluzione dell’uomo in rapporto al territorio attraverso i millenni - aggiunge una nota di palazzo Garampi. - C’è quindi fermento ed attesa per conoscere gli esiti degli approfondimenti e delle indagini in capo alla Soprintendenza rispetto ai recenti ritrovamenti effettuati nell’area del cantiere della nuova casa della comunità di via Ovidio, che stando a quanto si apprende potrebbero essere riconducili ad un villaggio su palafitte di epoca preromana. Una scoperta che, se validata dagli esperti, rappresenterebbe un unicum per Rimini, offrendo così nuovi preziosi elementi di conoscenza per approfondire la storia di Rimini prima di Ariminum, prima cioè della fondazione nel 268 della colonia romana, andando così a confermare quanto in parte già documentato attraverso le testimonianze conservate al Museo della città rispetto alla frequentazione dell’uomo nel nostro territorio attraverso tutta l'epoca preistorica e protostorica.   
  
"Lo spazio museale di via Tonini - ricorda il Comune - dedica infatti un’intera sezione dedicata a quell’immenso arco temporale racchiuso tra paleolitico e età del ferro: un itinerario che prende le mosse da un milione di anni fa con i segni della presenza dell'homo erectus sul colle di Covignano, allora lambito dal mare e che prosegue attraverso “preziose” eredità quali le selci scheggiate del neo-eneolitico. A raccontare squarci di vita nel territorio nel periodo neolitico - a Covignano, fra Santarcangelo e Sant’Ermete e a sud di Rimini - è la ceramica, modellata in forma di scodelle e vasi a fiasco. Oltre ai manufatti in pietra che  diventa non più solo scheggiata ma ritoccata e levigata, è presente anche una collana di conchiglie con pendaglio in pietra, ritrovata a Covignano, a documentare la pratica dell’ornamento personale. L’Età del bronzo, fra la fine del III e il I millennio, vede innovazioni tecnologiche in campo metallurgico e segna la crescita demografica, con un popolamento che dalla fascia costiera si insedia sempre maggiormente fra la pianura e la collina. La conoscenza di questo ampio orizzonte culturale è affidata oltre che a vasellame in ceramica, a oggetti in pietra, osso e metallo, a resti degli insediamenti anche a tracce di capanne, abitazioni a pianta quadrangolare, di cui sono state riscontrate le buche per i pali che sorreggevano la struttura - segnalate oltre che a Covignano, anche a Misano e a Riccione lungo la via Flaminia. Il ritrovamento appena effettuato all’ospedale potrebbe quindi collocarsi in questo quadro".   
  
"Siamo quindi curiosi di conoscere le risultanze delle indagini - conclude la nota - per capire se da questo ulteriore rinvenimento sarà possibile arricchire di nuovi dettagli il racconto di un territorio attraverso le epoche; un racconto che l’Amministrazione ha da tempo posto alla base del percorso di sviluppo immaginato e delineato per la città, nella prospettiva che non ci sia un futuro solido se non si poggia sulla consapevolezza delle proprie radici e del percorso che ci ha condotto fino al presente. Questo assunto sta alla base dell’intenso programma di valorizzazione del patrimonio archeologico appartenente alla città, che non a caso rappresenta una parte del dossier di candidatura di Rimini a Capitale italiana della cultura 2026. Da una ventina d’anni a questa parte sono stati numerosi gli interventi di particolare rilievo volti a riconsegnare ai cittadini pezzi della propria storia: dall’apertura al pubblico del Domus del Chirurgo, ormai più di quindici anni fa, alla piazza sull’acqua, l’area archeologica del Teatro Galli, l’arena Francesca da Rimini, fino a quelle più recenti come il restauro dell’Arco d’Augusto, la riqualificazione dell’area archeologica del ponte romano di San Vito e che proseguirà ad esempio con la prossima realizzazione della nuova illuminazione del Ponte di Tiberio e con le ricerche che nel prossimo anno l’Amministrazione ha intenzione di affidare sull’area dell’anfiteatro romano.  Nel caso del sito appena emerso di via Ovidio, siamo certi è che i diversi soggetti coinvolti sapranno trovare la migliore soluzione per garantire equilibrio tra una eventuale valorizzazione dei reperti e il cantiere della Casa della Comunità, con l'auspicio di proseguire nei tempi con la realizzazione di un investimento che è strategico e fondamentale per il nostro territorio. Parallelamente, Rimini continuerà ad investire nel percorso di rafforzamento della medicina di prossimità, attraverso la realizzazione delle altre due Case in progetto nelle zone nord e sud della città”.   

Gli scavi archeologici nel cantiere

Per ora, quindi, gli archeologi impegnati nello scavo dovranno procedere con ulteriori ricerche per avere un quadro completo di quanto emerso. Nel frattempo, tuttavia, resta l'incognita se la scoperta dell'insediamento preistorico potrà avere degli effetti sulla realizzazione della Casa di comunità. Un progetto per il quale l’Ausl Romagna aveva operato un investimento importante da nove milioni di euro, in parte intercettati dai fondi del Pnrr, con la struttura che dovrebbe fungere da supporto operativo al vicino ospedale, offrendo spazi per ambulatori di medici di base e pediatri, oltre a numerosi servizi in ambito socio-sanitario

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Reperti archeologici nel cantiere, la Soprintendenza: "L'ipotesi è quella di un insediamento preistorico"

RiminiToday è in caricamento