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Cronaca

Nel giorno di San Valentino finiscono a processo per la truffa romantica

Tre malviventi hanno fatto credere a una riminese che dall'altra parte dello schermo ci fosse il famoso cantante Michael Bolton riuscendo a spillarle 16mila euro

Sono stati rinviati a giudizio con l'accusa di truffa aggravata i presunti autori di quella che viene chiamata "romance scam" o truffa sexy a processo per aver raggirato una riminese convincendola che, dall'altra parte dello schermo, c'era il famoso cantante americano Michael Bolton in difficoltà economiche. A finire sul banco degli imputati, col processo fissato per il prossimo 11 luglio, una donna bergamasca 64enne, già nota per truffe analoghe, e a due cittadini nigeriani di 47 e 28 anni ritenuti suoi complici. Per uno di questi è stato fissato il giudizio immediato mentre, per gli altri due, ci sarà l'abbreviato uno dei quali condizionato all'ascolto di un testimone. Per la vittima, che senza insospettire marito e famiglia è stata alleggerita di 16mila euro, il calvario era iniziato nel novembre del 2020 quando la donna, fan di Bolton, frequentando alcuni gruppi sui social si era accorta che ai suoi commenti c'erano delle risposte provenienti da quello che sembrava essere il profilo del cantante. All'inizio erano semplici e sporadici "grazie" o saluti ma, col passare del tempo, questi si erano fatti sempre più frequenti convincendo la vittima che dietro la tastiera c'era proprio il suo idolo musicale. Ne era nato un vero e proprio rapporto epistolare via chat con il sedicente "Bolton" che si era spinto a confidare alla fan alcuni aspetti della sua vita privata rammaricandosi, al tempo stesso, che a causa dell'epidemia di Covid tutti i suoi concerti erano stati annullati. Proprio per questo motivo il cantautore si sarebbe trovato in una crisi di liquidità rivelando, però, di aver accumulato un "tesoretto" di fondi neri in Europa ma che era impossibilitato a farli arrivare negli Stati Uniti.

Sarebbe stato proprio a questo punto che la "nuova amica" avrebbe dovuto entrare in scena. Il finto "Bolton", infatti, aveva chiesto alla riminese se poteva fargli da tramite ricevendo a suo nome un pacco di contanti per poi rispedirglielo negli Usa. La donna, alla quale non sembrava vero di poter fare un favore al suo idolo, ha così accettato fornendo il proprio indirizzo di casa ma è a questo punto che sono iniziati i guai. Con un finto tracciamento del "pacco", i presunti truffatori hanno fatto credere alla vittima che il denaro fosse in viaggio ma che a un certo punto era rimasto bloccato alla dogana e che serviva del denaro per farlo ripartire. La riminese ha quindi fatto le sue rimostranze al presunto cantautore che, con mossa da maestro, ha iniziato a spiegarle di non esporsi per questa faccenda e di mandare tutto a monte.

Un comportamento che, però, ha rafforzato nella vittima la certezza di aiutare il cantante ed ha iniziato a versare il denaro fino a rimetterci 16mila euro in diverse tranche. All'ennesima richiesta di 21mila euro, accompagnata da una lettera del Ministero delle Finanze statunitensi nella quale veniva accusata di traffico di denaro e le veniva paventata un'incriminazione, la signora si è confidata col marito facendo così cadere tutto il castello di carte messo in piedi dal sedicente Michael Bolton e tutelata dall'avvocato Cristiano Basile aveva fatto partire una denuncia. Le indagini delle forze dell'ordine, che hanno risalito la traccia dei soldi inviati dalla vittima, sono arrivate a una donna bergamasca 64enne, già nota per truffe analoghe, e a due cittadini nigeriani di 47 e 28 anni ritenuti suoi complici.

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