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Cronaca

I Servizi sociali chiedono man forte al Terzo settore, un "patto" per affrontare le richieste dei cittadini

Con questa normativa gli uffici sociali di Palazzo Garampi aprono le porte alla città e stringono un legame professionale con il mondo del terzo settore di tipo sistematico

Un regolamento per lavorare in maniera snella e compatta per fornire risposte ai bisogni di chi bussa alle porte del Servizi sociali. Un documento che vuole anche essere una dichiarazione di fiducia nei confronti del Terzo settore, con cui il Comune di Rimini intende allargare il confronto di partecipazione sulle attività da intraprendere a favore dei cittadini. E' questo il riassunto del perché si è giunti alla nascita di un nuovo regolamento, composto da otto articoli: più artecipazione, nuove partnership con privati, apertura alla città. L’assessorato alla Protezione sociale del Comune di Rimini si è avvalso della collaborazione di ConfCooperative, LegaCoop e VolontaRomagna.

Con questa azione si è deciso di mettere "nero su bianco" l’insieme delle norme su cui dovrà basarsi il futuro metodo di lavoro dei servizi sociali. Un modo di operare di squadra e sinergico, tra pubblico e privato, riflesso di una nuova visione e di un nuovo approccio del welfare, dove le competenze del pubblico si integrano sempre di più alle conoscenze del privato. Con questa normativa gli uffici sociali di Palazzo Garampi aprono così le porte alla città e stringono un legame professionale con il mondo del terzo settore di tipo sistematico. Una collaborazione continuativa e sussidiaria che resta attiva per tutta la durata del rapporto, dall’individuazione dei bisogni fino alla concretizzazione del progetto.

L’obiettivo del regolamento – che si compone di 8 articoli - è appunto quello di agevolare forme di confronto e di condivisione tra il Comune di Rimini e l’apparato sociale cittadino in modo da miscelare le diverse esperienze e capacità. Agli enti del terzo settore spetterà la centralità degli interventi, in quanto, come riporta la delibera, sono “rappresentativi della società solidale e costituiscono sul territorio una rete capillare di vicinanza e solidarietà, sensibile in tempo reale alle esigenze che provengono dal tessuto sociale” e dunque “in grado di mettere a disposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati informativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e con costi organizzativi a proprio carico), sia un’importante capacità organizzativa e di intervento”.

Il modus operandi, entrando un po’ più nel dettaglio, si compone di due fasi principali: da un lato la co-programmazione “finalizzata all'individuazione, da parte della pubblica amministrazione procedente, dei bisogni da soddisfare, degli interventi a tal fine necessari, delle modalità di realizzazione degli stessi e delle risorse disponibili” e, dall’altro, la co-progettazione “finalizzata alla definizione ed eventualmente alla realizzazione di specifici progetti di servizio o di intervento finalizzati a soddisfare bisogni definiti, alla luce degli strumenti di programmazione”. In sintesi, la prima fase è volta a individuare i bisogni e la seconda a definire le risposte. Nell’articolo 5 del regolamento, inoltre, si apre il capitolo sugli “Aspetti economici della co-progettazione”, che possono essere di vario tipo: risorse economiche, beni immobili e mobili, o risorse umane.

“Questo regolamento costituisce una vera e propria novità del nostro welfare, dove il rapporto tra pubblico e privato diventa un tutt’uno, si fa sistematico, regolamentato. Solo così, rinforzando la cooperazione dei nostri uffici con la ‘città’, con chi opera tutti i giorni sul campo, possiamo adattarci a una realtà in continua evoluzione e formulare le strategie più adatte al contesto socio economico nel quale ci muoviamo – spiega l’assessore alla Protezione sociale del Comune di Rimini Kristian Gianfreda -. Gli anni del Covid ci stanno restituendo una fotografia dei bisogni sociali delle nostre comunità in profonda e rapida mutazione. Ci sono pezzi di società che oggi, a causa del sensibile incremento del costo della vita, sono sempre più a rischio fragilità sociale. In una città come Rimini il quadro sta cambiando giorno per giorno; ad esempio sta parallelamente aumentando il lavoro e l'impegno di un volontariato e non solo nelle componenti tradizionali o già presenti ma anche partecipato da soggetti, individuali e associativi, completamente nuovi. Se si dovesse definire l’intero progetto con una sola parola, userei quella di partecipazione, il principio alla base del metodo lavorativo che ci siamo prefissati di seguire. In maniera organizzata e strutturata".

E prosegue: "Il nostro obiettivo è coinvolgere e fare rete con tutta la sfera del terzo settore e, di conseguenza, con la società civile, che dovrà essere parte integrante dei servizi sociali. Del resto, il rapporto servizio sociale e utenza è fallimentare se non c’è l’apporto e il protagonismo della comunità. Ci dotiamo di un regolamento che rispecchia a pieno le linee d’indirizzo di questo mandato legislativo, le cui politiche sono tutte ispirate al concetto di partecipazione e alla volontà di portare le stanze del Comune fuori dal Palazzo. A un approccio di chiusura o di rigida gerarchia delle competenze, come amministrazione comunale, abbiamo sempre preferito la collaborazione, la capacità di unire le forze ed energie più diverse. Un allargamento ai privati che sarà fondamentale anche per poter contare su una maggiore rapidità e flessibilità nella gestione dei servizi sociali comunali".

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