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Cronaca

Tossicodipenza, al via i lavori del WeFree Days 2012

Al via i lavori del WeFree Days 2012, la 'due giorni' dedicata alla prevenzione dei disagi e delle dipendenze, in programma fino a sabato nella comunità di San Patrignano

Al via i lavori del WeFree Days 2012, la ‘due giorni’ dedicata alla prevenzione dei disagi e delle dipendenze, in programma fino a sabato nella comunità di San Patrignano. Ad inaugurare il primo forum, dedicato alle proposte educative per i ragazzi che utilizzano droghe, alcune importati figure del mondo del volontariato italiano e internazionale, insieme a due rappresentanti dei servizi pubblici. Nell’aprire la discussione di fronte a un pubblico di 400 persone, Antonio Boschini, responsabile terapeutico di San Patrignano.

Quest'ultimo ha messo in evidenza “l’importanza per la nostra comunità di riallacciare e rendere sempre più stretti i rapporti con tante realtà di volontariato, molte delle quali sono nate insieme a noi”. La tossicodipendenza, ha spiegato Boschini, “era considerata fino a qualche tempo fa una malattia cronica e recidivante, ma a me sembra che negli ultimi anni ci sia un interesse nuovo per chi la considera come noi una forma di disagio”.

Sulle stesse corde il saluto del presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali: “E’ ora di dire basta a chi considera l’uso di droga un comportamento normale”, ha spiegato parafrasando il titolo del convegno “La normalità della droga”. “Bisogna sconfiggere quella sottocultura che afferma che la droga non è un problema e sono orgoglioso di parlarne qui a San Patrignano, che è un punto di riferimento non solo sul territorio ma a livello italiano e internazionale”.

DON MAZZI - Il Forum ‘La normalità della droga’ ha visto gli interventi di alcuni dei principali operatori del sociale. Con la consueta veemenza, Don Antonio Mazzi, in risposta alla mancanza di risorse per la prevenzione delle dipendenze, ha affermato, in riferimento alla malapolitica e agli scandali emersi in questi ultimi tempi all’attenzione della cronaca: “Usiamo le giuste parole per definire le cose: le risorse non mancano, è un’espressione troppo generica, i soldi se li sono mangiati questi str…”.

“Non è opportuno né utile lamentarsi, però, le comunità di recupero sono nate e vissute sempre abituandosi alla carenza di mezzi”, ha proseguito. “Ma il vero obiettivo che dobbiamo perseguire non è tanto questo, quanto riportare l’adolescenza e la gioventù al centro dell’attenzione di istituzioni
come la scuola e l’università, che devono essere riformate a partire dalle medie inferiori e restituite alla loro natura di luoghi di formazione umana e non di mero apprendimento nei quali costringere per ore tutti i giorni i ragazzi”.

Neanche la famiglia può però essere esentata dalle sue responsabilità: il leader di Exodus ha concluso prendendo in particolare di mira “i padri, la cui figura è venuta meno. Le madri mettono al mondo i figli, ma sono loro che dovrebbero farli nascere, durante l’adolescenza, a una nuova vita, quella della maturità e della personalità piena e responsabile”. “Arrivano da noi ragazzi imbottiti di psicofarmaci”, ha esordito Don Chino Pezzoli, responsabile della comunità Promozione umana , “poiché i primi approcci al ragazzo che presenta problemi sono meramente farmacologici. Il ruolo delle comunità diventa quindi essenziale, anche per il lavoro di prevenzione che svolgono rispetto alla possibile deriva criminale che il dipendente potrebbe assumere. Se lo Stato facesse quindi un rapporto costo-benefici, comprenderebbe che il supporto a questa rete di recupero è in realtà più che ripagato”.

Sull’educazione, Pezzoli ha concordato con l’intervento di don Mazzi: “I modelli educativi sono improntati alla ricerca spasmodica del piacere, il consumo di droghe in realtà non fa che inserirsi in questo modello. Bisogna passare invece a una educazione che tenga in conto la fatica e il dolore aiutando il ragazzo a elaborarli come passaggi inevitabili della sua crescita”.

SERT E COMUNITA' - Il dibattito della prima mattinata dei WeFree Days, a San Patrignano, moderato dal giornalista Pino Ciociola di Avvenire, ha avuto per oggetto anche il rapporto tra le strutture che operano nel settore delle dipendenze: Servizi e comunità di recupero. Federico Samaden, coordinatore della rete di associazioni che supporta San Patrignano, ha dichiarato che “il problema droga è sempre meno tecnico e sempre più educativo.

L’approccio meramente farmacologico e organicistico dei Sert, rispetto alla filosofia del pieno recupero della persona perseguito dalle comunità, invece, porta al ridurre le persone a ‘utenti’ dei servizi”. Una considerazione raccolta da Maura Tedici del Dipartimento dipendenze di Empoli: “La cosiddetta riduzione del danno è non soltanto insufficiente ma assolutamente pericolosa poiché costituisce il viatico per la cronicizzazione della dipendenza, rispetto alla quale dobbiamo invece riaffermare il diritto e la possibilità del recupero completo della persona”.

A rappresentare i Sert, Daniela Casalboni direttrice del Servizio tossicodipendenze della Ausl di Rimini. “Comunità e servizi sono complementari ed è necessaria una loro sinergia, tenendo conto che purtroppo alcune delle persone che si rivolgono a noi non sono affatto intenzionate al recupero e chiedono in realtà un sostegno sanitario per tollerare l’assunzione”. Una necessità, quella della collaborazione, ribadita
da Teresa Marzocchi, assessore alle Politiche sociali della Regione Emilia Romagna: “Concentrarsi sul recupero è essenziale, ma lo è altrettanto lavorare sulla prevenzione dei comportamenti dannosi e degli abusi”.

Al dibattito hanno partecipato alcuni ospiti stranieri: Kristina Blixt della comunità svedese Basta, Rowdy Yates, presidente della Federazione europea delle comunità terapeutiche, Frans Koopmans della Fondazione de Hoop (Paesi Bassi).

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