rotate-mobile
Cronaca

Balneari, solo il 33% delle spiagge sono attrezzate. "La risorsa non è scarsa, si possono evitare i bandi"

Clima di incertezza sul futuro delle concessioni demaniali. Forza Italia: "Non c'è ragione per fare le gare". Il senatore Croatti: "E' una farsa". Biagini del Conomal: "Colpi di coda di chi non vuole perdere i privilegi"

Le spiagge? Solo un terzo sarebbero quelle attrezzate su scala nazionale. Fatto che comporta una risorsa ampiamente disponibile per nuove gare e gestioni. Perciò l'applicazione della Bolkestein non è necessaria. E' questo il dato emerso dal tavolo tecnico consultivo sulle concessioni demaniali presieduto da Elisa Grande, capo dipartimento della Presidenza del Consiglio. I risultati sono stati illustrati alla presenza di numerosi parlamentari e associazioni di categoria. Cosa accade adesso? Sarà questo il nodo decisivo per andare a bussare alle porte dell'Unione Europa e fermare i nuovi bandi? Per il momento i parlamentari di Forza Italia Maurizio Gasparri, Deborah Bergamini e Roberto Bagnasco dichiarano: "Avevamo ragione noi e aveva torto il Consiglio di Stato. Si è accertato, al tavolo che ha visto coinvolti Governo e associazioni che seguono le vicende delle imprese balneari, che la 'risorsa' in Italia non è scarsa e che ci sono ampi spazi sulle nostre coste per nuove imprese che volessero impegnarsi in questo settore. Quindi non c'è nessuna ragione per fare gare, aste o altre cose del genere. Lo spazio per nuovi ingressi c'è e i dati sono chiarissimi. Soltanto un terzo delle coste disponibili vede la presenza di imprese balneari o di altre attività".

La nota dei parlamentari di Forza Italia prosegue: "Quindi chi ha emesso sentenze in base a una visione distorta della realtà deve retrocedere, ma deve anche spiegare perché ha preso delle decisioni arbitrarie, ingiuste e infondate. Peraltro anche con interventi ben al di fuori delle proprie competenze. Siamo noi a dare un consiglio di buon senso a chi dovrebbe dare i 'consigli allo Stato' e ha invece avuto la pretesa di prendere decisioni errate. Ora si tratta di andare avanti e di comunicare a tutte le realtà, anche europee, come stanno le cose. Lasciando finalmente in pace le imprese che vogliono certezze per investire, crescere e creare ricchezza e occupazione".

Croatti scettico

Scettico sulle notizie in arrivo da Roma il senatore riminese Marco Croatti, del Movimento 5 Stelle: "I risultati della mappatura effettuata dal governo Meloni e sbandierati da alcune associazioni dei balneari sono una vera farsa inscenata per proteggere gli interessi a discapito dell’interesse dei cittadini, della qualità dell’offerta balneare del nostro Paese e degli operatori che vogliono garanzie serie per investire.” Il commento del senatore del MoVimento 5 Stelle Marco Croatti.

“Il dato messo ampiamente in risalto, ossia che ‘soltanto’ il 33% delle coste marittime sarebbe attualmente in concessione, è un artificio contabile privo di valore e di rilevanza - prosegue -. Una mappatura seria avrebbe dovuto chiarire se esistono tratti di arenile appetibili per fare impresa, avrebbe dovuto specificare quali tratti non sono balneabili, quali zone sono rocciose e montuose. E avrebbe dovuto essere trasparente anche su base locale e regionale. Moltissimi comuni non hanno più disponibilità di tratti di costa che siano potenzialmente interessanti per l’apertura di nuovi stabilimenti”.

Biagini: "Ultimi colpi di coda"

Secondo Roberto Biagini del Conamal: "Siamo agli ultimi colpi di coda di chi non vuole mollare l’osso e perdere i privilegi generazionali di una situazione che ci ha resi vergognosamente unici in Europa. Intanto sarebbe interessante leggere il monitoraggio del Governo per poterlo commentare. In ogni caso il Consiglio di Stato è da tempo che ha stabilito che la scarsità va interpretata in termini relativi e non assoluti, in termini non solo di quantità di bene disponibile ma anche di aspetti qualitativi di esso, di potenzialità concorrenziali valutate sui singoli comuni concedenti, sulle domande degli imprenditori concorrenti oltre che dei fruitori finali del servizio che tramite il bene demanio marittimo viene immesso sul mercato. A Rimini, ad esempio, il 91% del demanio marittimo è in concessione e solo il 9% è in modalità libera. Quindi già da adesso, ma a maggior ragione una volta che il comune, come suo obbligo, stabilirà il giusto equilibrio tra spiagge libere e quelle in concessione, è matematico che a Rimini non esistono e/o esisteranno “zone potenzialmente ancora concedibili” rispetto a quelle già in concessione".

"Questo fatto inconfutabile costituisce una barriera di ingresso per i potenziali nuovi operatori alle richieste dei quali il Comune di Rimini non potrà certamente rispondere: “non preparo gare perché in Puglia o in Sardegna qualche “roccia” su cui piantare gli ombrelloni è ancora disponibile, come è disponibile qualche spiaggia nelle foci del Po e dell’Adige e quindi la risorsa non è scarsa”. In ogni caso il valore economico raggiunto ormai dal circuito delle concessioni è tale da qualificare come “altamente appetibile” (interesse transfrontaliero certo) l’opportunità che lo Stato concede, tramite “una autorizzazione”, ad avere ingenti guadagni e quindi si applica direttamente il Trattato Ue che impone le pubbliche evidenze a prescindere dal criterio della scarsità delle risorse".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Balneari, solo il 33% delle spiagge sono attrezzate. "La risorsa non è scarsa, si possono evitare i bandi"

RiminiToday è in caricamento