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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

I ristoranti diventano mense per restare aperti, ma c'è chi rischia le sanzioni

Confcommercio e Confesercenti avvertono sul rischio sanzioni, infatti questa possibilità è fattibile solo in determinate condizioni

I ristoratori stanno cercando in tutti i modi di tenere testa alla crisi figlia della pandemia, in un continuo "apri e chiudi". Una soluzione che in molti stanno adottando, da quando l'Emilia Romagna è tornata in zona arancio, è quella del "servizio mensa". Sono molti i ristoranti che stanno optando per questa alternativa, aprendo così in deroga alle limitazioni, ma non è fattibile per tutti e a spiegarlo sono Confesercenti e Confcommercio. I pubblici esercizi possono fare ad esempio servizio mensa solo dopo avere sottoscritto specifici contratti di ristorazione collettiva con le aziende e tale deroga non si applica invece ai rapporti instaurati con i singoli titolari di partita Iva o liberi professionisti.

Gaetano Callà, presidente Fipe Confcommercio della provincia di Rimini evidenzia come questa sia "Un’opportunità importante, ma attenzione perché la norma non è interpretabile in maniera estensiva. Il ministero dell’Interno ha chiarito che, in area Arancione, i pubblici esercizi possono svolgere nei propri locali attività di mensa e catering continuativo su base contrattuale, nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, in favore di lavoratori di aziende con le quali sia stato stipulato apposito contratto".

"Diverse attività anche nella nostra provincia – prosegue Callà - si sono attrezzate per utilizzare questa opportunità, che grazie ad apposite norme va in deroga alle limitazioni di apertura dei pubblici esercizi imposte dal Dpcm del 14 gennaio 2021. In tanti lo stanno facendo bene, allo stesso tempo però ci sono state segnalate interpretazioni errate di questa normativa. Da parte nostra abbiamo da tempo informato i soci sulle modalità esatte da seguire per fornire il servizio di mensa su base contrattuale, compresi i chiarimenti inviati dal ministero e dalla Regione Emilia Romagna tramite Faq e il cartello da affiggere all’ingresso del locale, continuando a rispondere a decine di telefonate che ogni giorno arrivano alla nostra Associazione. L’opportunità di servire al tavolo con servizio mensa, che di fatto è una deroga alle chiusure imposte, è applicabile ai pubblici esercizi di somministrazione alimenti e bevande solo nel caso che abbiano sottoscritto specifici contratti di ristorazione collettiva con le aziende. Gli esercenti, per agevolare eventuali controlli delle forze dell’ordine, dovranno esibire la copia dei contratti sottoscritti con le aziende per le quali si svolge il servizio di ristorazione e l’elenco dei nominativi dei dipendenti dell’azienda beneficiari del servizio". 

Callà, inoltre sottolinea,come chiaramente specificato nella Faq della Regione Emilia Romagna, "che tale deroga non si applica invece ai rapporti instaurati con i singoli titolari di partita IVA o liberi professionisti, non essendo configurabile, in questi casi, il connotato indefettibile del servizio mensa o catering su base contrattuale, ossia il servizio di ristorazione collettiva. Questa deroga alle chiusure è frutto di un lungo lavoro di concertazione ed è stata ottenuta al solo fine di consentire ai dipendenti delle aziende che lavorano in presenza di poter usufruire di un pasto caldo. Comprendiamo che il periodo di grave difficoltà possa portare ad interpretare le disposizioni e che eventuali errori siano fatti in buonafede, ma come Associazione che tutela l’intero comparto dei pubblici esercizi, non possiamo permettere che diventi un escamotage, come accade per quelle strutture ricettive che servono pasti non solo a chi vi pernotta, eludendo norme ampiamente chiarite dai legislatori e non interpretabili in modo estensivo".

Chiosa il presidente: "Chi non rispetta le norme può andare incontro a pesanti sanzioni, rischiando oltretutto di vanificare il lavoro che come associazione di categoria stiamo facendo per fare riaprire in modo concreto le nostre attività. Continuiamo a lavorare sui tavoli istituzionali a tutti i livelli affinché, dove le condizioni sanitarie lo permettano, si possa riaprire al servizio al tavolo a pranzo anche in Zona Arancione e a cena in Zona Gialla, rendendo le misure restrittive più selettive. Occorre rispetto per il lavoro di oltre un milione di persone e per un’intera filiera che proprio in bar e ristoranti ha un fondamentale punto di riferimento".

Anche Confesercenti interviene sulla questione, proprio perché sta ricevendo molte richieste da parte degli associati.  "Ricordiamo infatti che già in gennaio il ministero dell'Interno ha chiarito che all’interno dei pubblici esercizi lo svolgimento dell’attività di ristorazione è consentito, nel rispetto delle misure di contenimento del contagio, in favore di lavoratori di aziende con le quali l’esercizio abbia instaurato un rapporto contrattuale per la somministrazione di alimenti e bevande. Deve perciò essere stipulato un contratto tra esercente e datore di lavoro, e il ristoratore deve avere l'elenco dei nominativi del personale beneficiario del servizio da esibire in caso di controllo. Il ministero ha chiarito anche che diversamente non è consentita la possibilità per il titolare di partita Iva o libero professionista di instaurare con un pubblico esercizio un rapporto contrattuale di somministrazione al tavolo di alimenti e bevande, mancando la necessaria caratteristica di ristorazione collettiva del servizio di mensa o catering continuativo".

Confesercenti rilancia anche la sua proposta: "Siamo in un momento di grandissima difficoltà e preoccupazione per i pubblici esercizi e il commercio. Più che mai ora è importante che ci siano regole chiare e condivise che valgono per tutti. La soluzione non è offrire servizi di mensa con le modalità che stiamo vedendo da parte di alcuni operatori. Nel frattempo come Confesercenti abbiamo lanciato la nostra proposta con la quale vogliamo sensibilizzare gli enti decisori ed il Governo per sostenere il settore, e avviato la raccolta di firme “Aiuta il tuo locale”: chiediamo che i pubblici esercizi possano svolgere il loro normale servizio fino alle 22 in zona gialla e fino alle 18 in zona arancione".

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