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Cronaca

Offese continue dal balcone al vicino di casa perché omosessuale, condannati padre e figlia

Padre e figlia insultano dal balcone un giovane omosessuale ogni volta che esce di casa per un anno e mezzo, condannati rispettivamente 1 anno e due mesi e 8 mesi, con l'accusa di stalking

Ogni giorno la stessa storia. I vicini di casa del suo compagno, un padre e la sua figlia, lo offendevano perché omosessuale. Il giovane riminese ha sopportato le angherie per un anno e mezzo. Lo insultavano dal balcone ogni volta che usciva per andare a lavorare. Una umiliazione ripetuta, finché un giorno il giovane ha deciso di denunciare il comportamento omofobico dei due. Il caso è partito dopo la richiesta di supporto giunta ad Arcigay Rimini “Alan Turing”, che ha messo a disposizione per la vicenda il supporto dell’avvocato Christian Guidi del Foro di Rimini. Ora il caso, approdato nelle aule del Tribunale di Rimini, è giunto all'epilogo in primo grado.

Condannati il padre (1 anno e due mesi) e la figlia (8 mesi), con l'accusa di stalking. Hanno avuto il beneficio della sospensione della pena. Ora dovranno però risarcire le parti civili, complessivamente per 27.500 euro: 10 mila euro a favore della vittima, 5 mila euro per l'ex compagno, 2.500 euro ad Arcigay Rimini. A cui si aggiungono circa 10 mila euro di rimborsi per le spese legali. Il Tribunale Collegiale ha indicato la possibilità di recupero con la partecipazione ad attività sociali.

“Una vittoria della civiltà che si realizza - sono le parole di Marco Tonti, presidente di Arcigay Rimini costituitasi parte civile -. Una condanna esemplare che ogni persona che pensa di poter adottare comportamenti omofobici e discriminatori dovrà tenere ben presente. Il nostro obiettivo principale è la prevenzione di queste situazioni, e in mancanza di una legge nazionale contro le discriminazioni omo-bi-transfobiche (l’Italia è unico Paese in Europa a non averla) queste sentenze esemplari possono rappresentare un fondamentale deterrente, per questo è importante denunciare sempre”.

“Oggi per me è la fine di un incubo - dichiara il giovane, che preferisce rimanere anonimo, attraverso una nota di Arcigay Rimini -. Un capitolo che si chiude perché tutti questi anni di attesa sono stati un fardello in cui il pensiero andava sempre lì. Sapere che giustizia è stata fatta è una grande liberazione personale e anche per la Comunità. Ho capito che quando si subisce ogni tipo di violenza bisogna denunciare senza vergogna e non stare nel proprio dolore personale perché si può trovare una comunità che ti accoglie ed è pronta ad ascoltare e dare sostegno. Ogni persona dovrebbe essere libera nella sua quotidianità di poter vivere con serenità il proprio amore con la persona che ama e di essere se stessa”.

 “Sono molto soddisfatto del risultato frutto del coraggio delle parti civili - dichiara l’avvocato Christian Guidi del Foro di Rimini, avvocato delle parti civili -, ma anche del sostegno della associazione Arcigay Rimini e, primo caso in Italia, dell’Anpi, l’associazione Partigiani provinciale di Rimini segno che quando la società civile prende posizione, una giusta posizione, il diritto non può che riconoscerlo. Mi fa piacere evidenziare come la Procura della repubblica di Rimini, in particolare la dottoressa Giulia Bradanini, abbia proceduto su questa delicata situazione anche con attenzione e sensibilità. Auspico che il percorso di recupero per i condannati possa avere un effetto positivo e di consapevolezza sicuramente più efficace della pena in sé, con una ricaduta sociale più pregnante".

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