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Cronaca

Salvataggio a torrette alternate, i marinai contrari scrivono al Prefetto e chiedono un dietrofront

Associazioni e organizzazioni sindacali continuano a nutrire forti perplessità rispetto alla scelta della Regione di avviare il servizio di salvataggio con torrette alternate durante la pausa pranzo

Associazioni e organizzazioni sindacali continuano a nutrire forti perplessità rispetto alla scelta della Regione di avviare il servizio di salvataggio con torrette alternate durante la pausa pranzo. Già durante lo scorso febbraio i sindacati, con in testa la Cgil, avevano annunciato di voler chiedere un confronto alle amministrazioni comunali. Secondo le organizzazioni sindacali il servizio di salvamento, quando attivo, deve essere garantito da tutte le torrette; diversamente, meglio issare bandiera rossa. Ora l’associazione dei marinai di salvataggio ha presentato una lunga serie di osservazioni alla Prefettura e il prossimo 3 aprile ci sarà un incontro con l’assessora al Demanio del Comune di Rimini Roberta Frisoni, proprio per chiedere un dietrofront su quanto imposto dalla Regione. I marinai di salvataggio sostengono che un solo addetto ogni 300 metri non è sostenibile, nemmeno in pausa pranzo.

Una ventina d’anni fa, in fase sperimentale per un paio d’anni, si era avanzata sulla spiaggia di Rimini l’opportunità di garantire il servizio di salvataggio, a torrette alternate, durante la pausa pranzo. Un tema che poi negli anni non era più proseguito, soprattutto per la difficoltà nel gestire tratti di spiaggia troppo ampi da parte dei marinai di salvataggio. Ora la nuova ordinanza della Regione prevede che tra le 12,30 e le 14,30 il servizio sia svolto a torrette alternate: mentre un addetto al salvamento è a pranzo quello vicino copre la sua zona, per poi darsi il cambio l’ora successiva.

Già durante le scorse settimane la Cgil aveva detto chiaro e tondo: “In tema di qualità dell’offerta turistica balneare non è possibile fare un passo avanti e due indietro. Se dal 2022 sulla maggioranza delle spiagge riminesi, grazie anche alle rivendicazioni sindacali, il servizio di salvataggio era stato esteso alla terza settimana di settembre con adeguati standard di qualità, il provvedimento in corso di emanazione dalla Regione desta forti preoccupazioni. Il rischio è che i singoli Comuni costieri, lasciati liberi di utilizzare questa rarefazione del salvamento in base a non meglio precisati indici di numerosità dei turisti, amplino l’offerta turistica solo sulla carta; determinando in concreto un arretramento rispetto agli standard degli anni passati”.

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