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Cronaca

Sciopero generale, 600 riminesi pronti a manifestare a Roma

In vista della giornata in piazza del Popolo proclamata da Cgil e Uil

Saranno circa 600, secondo le stime di Cgil e Uil, i riminesi pronti a scendere a Roma per manifesare in piazza del Popolo in vista della giornata di sciopero Generale proclamata per giovedì (16 dicembre) dai due sindacati. "Scioperiamo perché la leva fiscale non dà risposte evidenti all’impoverimento del lavoro e delle difficili condizioni sociali di tante persone che la pandemia ha reso ancora più fragili. Non è previsto alcun intervento specifico a vantaggio del lavoratore o lavoratrice in condizione di precarietà o discontinuità cosicché anche i redditi dei lavoratori a termine, somministrati o collaboratori avranno un vantaggio fiscale assai limitato. Inoltre, le pensioni minime passerebbero da 515,58 euro al mese a 524,34 euro al mese; l’assegno sociale da 460,28 a 468,10 al mese. Vogliamo cambiamenti concreti per lavoratrici e lavoratori, pensionati e pensionate, giovani, donne e per rafforzare la coesione sociale e territoriale", scrivono in una nota congiunta Isabella Pavolucci (Cgil Rimini) e Giuseppina Morolli (Uil Rimini).

Lo sciopero e la manifestazione fa leva su queste ragioni: contrastare la precarietà e garantire occupazione stabile a partire da giovani e donne; un intervento fiscale equo per i redditi bassi e medio bassi e per maggiore redistribuzione e progressività; una seria lotta all’evasione fiscale. E ancora tra le battaglie portate avanti da Cgil e Uil: una riforma delle pensioni che consenta flessibilità in uscita, facilitando chi fa lavori gravosi e i lavoratori precoci, prevedendo la pensione di garanzia per i giovani e la valorizzazione del lavoro di cura; la scuola e per un sistema di istruzione di qualità a partire dalla stabilità del lavoro; nuove politiche industriali per affrontare la transizione ecologica e digitale.

Infine i sindacati chiedono provvedimenti anche per dare soluzioni alle crisi industriali, contrastando le delocalizzazioni e con un ruolo forte e protagonista dello Stato; aumentare le risorse per la sanità e per stabilizzare il personale; approvare la legge sulla non autosufficienza e aumentarne le risorse; ridurre le disuguaglianze a partire dal Mezzogiorno, perché coesione sociale significa non lasciare indietro nessuno

"Nella Legge di Bilancio che il Governo si appresta a varare non c’è nulla per i giovani - aggiungono Pavolucci e Morolli -, per i pensionati e neppure per il riconoscimento del lavoro di cura per le lavoratrici. Nella piattaforma sindacale unitaria sui temi del fisco abbiamo indicato due direzioni: una vera lotta all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva per ridurre strutturalmente gli oltre 100 miliardi di euro che ogni anno alimentano l’economia sommersa; allargare la base imponibile Irpef a tutte le tasse “piatte” oggi esistenti".


 

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