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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Accusato di molestare sessualmente le commesse del suo negozio, chiesta la condanna dell'imprenditore

L'uomo era stato arrestato e poi finito a processo, secondo l'accusa avrebbe preteso favori sessuali da tre dipendenti per rinnovare loro il contratto di lavoro

Il pubblico ministero Davide Ercolani ha chiesto una condanna a 6 anni di reclusione nei confronti di un imprenditore 54enne finito sul banco degli imputati con l'accusa di violenza sessuale con la sentenza che è stata fissata per il prossimo 6 luglio. L'uomo, nel maggio del 2020, era stato arrestato dalla Squadra mobile della Questura di Rimini in seguito alla denuncia presentata da tre commesse che lavoravano nel suo negozio di abbigliamento che sostenevano di essere state molestate. Le presunte vittime, infatti, avevano raccontato come il loro datore di lavoro avesse rivolto loro delle avances-minacce: "Se vuoi che ti rinnovi il contratto in prossima scadenza vieni in bagno con me, io faccio un favore a te e tu fai un favore a me" era il tenore delle frasi pronunciate dal 54enne. E ancora "Vieni in bagno a farmi…. altrimenti non ti rinnovo il contratto". Le tre ragazze, all'epoca di 21, 24 e 28 anni, avevano cercato di resistere ma alla fine impaurite e disgustate si erano rivolte alla polizia di Stato.

Per la più giovane l’incubo era iniziato a metà maggio del 2019. La ragazza racconta che fin da subito il datore di lavoro ha iniziato subito a parlare esplicitamente di sesso e ad allungare le mani: palpamenti dei glutei, abbracci alle spalle con sfregamenti. Tra le richieste anche quella di mettere più spesso la gonna così quando saliva sulla scala avrebbe potuto vedere la biancheria intima che indossava. L’area del registratore cassa e del bagno erano i luoghi preferiti dal 54enne per le molestie e, in un'occasione, avrebbe cercato di baciarla mentre stava entrando nella toilette.

Alla seconda vittima, la 24enne, invece, le "attenzioni ossessive a sfondo sessuale" aveva provato a metterle in atto cercando con forza di entrare in bagno con lei e poi “offrendo” il suo aiuto per aprirle i pantaloni. "Spesso quando sono alla cassa – aveva fatto mettere nero su bianco la ragazza in sede di denuncia - viene dietro di me, mi abbraccia, mi stringe, strofina il suo pube; le sue mani passano in fretta dai fianchi ai glutei finché non riesco a liberarmi". Per la giovane il lavoro si era trasformato in un incubo tanto che, come aveva raccontato agli inquirenti, l'uomo avrebbe anche preso una mano smontata da un manichino per mettergliela tra le gambe e simulare un rapporto sessuale. Ancora più espliciti gli approcci con la più grande fatti, anche, con messaggi su WhatsApp.

Per le tre commesse il luogo di lavoro era diventato un inferno da dove, pur di essere lasciate in pace, cercavano di allontanarsi sempre più spesso mettendosi in malattia stremate dal disgusto e dallo stress. Alla fine, non potendo più sopportare il clima all'interno del negozio, le giovani si erano licenziate per poi presentare la denuncia nei confronti del datore di lavoro.

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